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Torna Shylock, fragile e moderno

Torna Shylock, fragile e moderno

Il mercante di Venezia secondo Jacobson tra emozioni ed eleganza

ROMA, 30 settembre 2016, 10:45

Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 HOWARD JACOBSON, IL MIO NOME È SHYLOCK (Rizzoli, pp.304, 19 Euro). E' senza dubbio nei dialoghi la più grande ricchezza di Il mio nome è Shylock, il nuovo romanzo di Howard Jacobson (nell'eccellente traduzione di Laura Pignatti) che reinventa felicemente Il Mercante di Venezia di William Shakespeare. Al di là del valore dell'interessante impresa letteraria realizzata dalla Hogarth Press in occasione dei 400 anni dalla morte del Bardo, nell'ambito della quale importanti autori contemporanei come Jacobson riscrivono le maggiori opere del drammaturgo inglese (per l'Italia l'editore è Rizzoli, che pubblica anche le "nuove vesti" de La Tempesta, Otello, Macbeth, La bisbetica domata e Il racconto d'inverno), e al di là quindi dei tantissimi guizzi ed echi shakespeariani, questo libro brilla di per sé. Merito della grazia armoniosa prodotta da Jacobson nella sua prosa brillante, che irretisce chi legge, spingendo ad andare avanti pagina dopo pagina, come se fosse in qualche modo una necessità. Siamo nel Triangolo d'Oro di Manchester e l'epoca è il XXI secolo: in un cimitero del Cheshire il volubile filantropo Simon Strulovitch incontra il suo perfetto alter ego, Shylock, uomo pieno di risentimenti e travagli interiori. I due si studiano, si guardano, poi parlano e allora sono scintille intellettuali ma anche emotive. Entrambi vivono sulla propria pelle l'assenza degli affetti: due mogli (quella di Strulovich in stato vegetativo, quella di Shylock morta prematuramente) e due figlie (entrambe problematiche) da rimpiangere. E mentre dal rapporto dei due uomini nascono domande e dubbi esistenziali, accanto a loro si intrecciano le vicende di altri caratteri, come la ricca Plurabelle immersa nella mondanità e nella chirurgia estetica, e il suo amico D'Anton, un dandy che vive nel desiderio di rendere più bella la vita degli altri. Se la trama procede spedita, sono i personaggi quelli che più a fondo colpiscono l'immaginazione, perché dalla loro interazione si palesano incertezze, paure, convincimenti, contraddizioni. Di certo tra le righe emerge la storia del popolo ebreo, tra verità, pregiudizi e vittimismi; tuttavia, la vera sfida colta (e vinta) da Jacobson è trapiantare nel contemporaneo Shylock - e il suo carattere forte, con l'eloquio sarcastico, affascinante e a tratti oscuro -, rendendolo una figura del tutto reale, non più soltanto immaginaria. Seguendo il protagonista emergono interrogativi etici circondati da un sottofondo di bellezza e di intelligenza. Si susseguono i travagli interiori e i fantasmi del passato, e mentre si palesano amore, possesso ed egoismo, il senso di giustizia lotta con la pietà, come in un duello tra due giganti.
   

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