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Sonmez, Istanbul bellezza e orrore

Sonmez, Istanbul bellezza e orrore

Lo scrittore e attivista turco, ferito dalla polizia

19 settembre 2016, 12:15

Mauretta Capuano

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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  Pordenone, 19 SET - BURHAN SONMEZ, 'ISTANBUL ISTANBUL' (Nottetempo, pag. 320, 17,00 euro).
    Quattro voci, dalla cella di un carcere, raccontano due Istanbul, una sopra e una sotto terra. Due realtà tra bellezza e orrore che in fondo sono la stessa. Burhan Sonmez, scrittore e attivista turco ci mostra le contraddizioni, la luce e l'ombra di una città in 'Istanbul Istanbul', pubblicato da Nottetempo nella traduzione di Anna Valerio. "E' come se dentro di noi coabitassero due personalità: una più in superficie, che è la nostra testa, e una più in basso che è il nostro cuore che ha sentimenti, aspettative e desideri diversi da quelli della testa. Volevo che queste due personalità trovassero un punto di incontro, in una città, cioè Istanbul, e in un romanzo" spiega all'ANSA lo scrittore, 51 anni, protagonista di un atteso incontro a Pordenonelegge, che ha cominciato a scrivere nei lunghi mesi di riabilitazione dopo essere stato gravemente ferito in uno scontro con la polizia turca nel 1996 ed essersi curato in Gran Bretagna grazie al sostegno della Fondazione 'Freedom for Torture'.
    Originario di Ankara, dove è nato nel 1965 e cresciuto parlando turco e curdo, Sonmez oggi vive tra Cambridge e Istanbul. E' stato uno dei protagonisti del movimento di Gezi Park e per lungo tempo avvocato specializzato in diritti umani. Oggi si dedica alla scrittura e lavora in una casa editrice. "Abbiamo vissuto un'utopia per due settimane a Gezi Park. Eravamo più di un milione di persone e abbiamo dimostrato che se tutti sono uguali la criminalità può non esistere" sottolinea "Durante la giunta militare degli anni Ottanta e Novanta venti mila persone sono state arrestate e torturate. Questo vuol dire che io sono stato uno di quei ventimila. Nel momento in cui ti rendi conto che sei uno di così tanti la questione non è più personale ma riguarda l'intera società e quindi è più facile sopportare e superare quello che ti è successo" dice oggi lo scrittore che è autore di tre libri tradotti in 20 lingue fra cui 'Gli innocenti, uscito in Italia nel 2014 e vincitore del Premio Sedat Simavi. "Come diceva il più grande scrittore turco del XX secolo, Tampinar , scrivere è una maniera di curare il cervello. L'aver scritto questi libri ha reso la mia vita più felice, mentre li scrivevo sentivo che stavo meglio".
    Un dottore, un barbiere, uno studente e un vecchio rivoluzionario sono in una cella nei sotterranei di Istanbul e fra interrogatori e torture scoprono il potere delle parola come via di fuga, si raccontano storie dando vita, in dieci giorni, a una narrazione corale che fa di 'Istanbul Istanbul' un libro che scava tra la testa e il cuore.
    "E' un romanzo, è il frutto della mia immaginazione, ma poi chi legge il libro potrebbe dire, questo personaggio mi ricorda qualcuno, assomiglia alla vita reale. Effettivamente in molti casi la realtà e la finzione si assomigliano ma la finzione spesso ci aiuta a mostrare qualche cosa in più della realtà in cui viviamo" sottolinea Sonmez. E se parliamo di realtà, nel presente la situazione del suo paese "è definita: da una parte - spiega - c'è un governo nazionalista, islamista, che ha il sogno di ricreare un grande impero islamico e dall'altra invece c'e' un'opposizione che è forte, che si batte contro questo sogno e che desidera un paese democratico e multiculturale. Il governo sta spaccando la nostra società. Erdogan è il principale problema della Turchia perché la sua idea è di essere l'ultimo sultano dell'impero ottomano e quindi il suo sogno è tornare a quell'epoca ma è un sogno impossibile e folle nel XXI secolo. A Istanbul c'è una lotta tra la bellezza e l'orrore, tra il male e il bene e non si sa quale delle due vincerà ma è, più in generale, una lotta - dice lo scrittore - che coinvolge l'intera umanità e non sappiamo in futuro quale parte prenderà il sopravvento".
   

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