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The sick bag song, appunti e visioni

The sick bag song, appunti e visioni

Nick Cave e l’on the road emotivo nelle città del Nordamer

ROMA, 19 agosto 2016, 11:51

Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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     NICK CAVE, THE SICK BAG SONG (Bompiani, pp.176, 17 Euro). Ci sono 22 città nordamericane da vivere anche se solo di passaggio, i sacchetti per il mal d'aria delle compagnie aeree su cui fissare i pensieri, un condensato emotivo di storia del rock da ricordare. Poi c'è Nick Cave, con una voglia inesauribile di raccontarsi partendo dalla sua anima da poeta, tra visioni oniriche, ironiche e dolorose. Con una penna e degli appunti sparsi nasce The sick bag song, il nuovo libro dell'icona australiana, pubblicato in Italia da Bompiani nella traduzione di Chiara Spaziani, il terzo lavoro letterario dell'artista dopo E l'asina vide l'angelo e La morte di Bunny Munroe. A poche settimane dal nuovo album "Skeleton Tree" con i suoi Bad Seeds (l'uscita è prevista per il 9 settembre, preceduta il giorno prima dal documentario "One more time with feeling", per la regia di Andrew Dominik), Nick Cave si regala ancora una volta ai suoi fan, immortalando sulla pagina scritta, in un on the road di suggestioni, il viaggio americano intrapreso con la sua band per il tour del 2014. A quasi 60 anni e con il peggiore dei lutti alle spalle (il figlio Arthur è morto l'estate scorsa cadendo da una scogliera a Brighton, dove Cave risiede con la famiglia), il cantautore scrive di sé: "Sono un sistema nervoso che va avanti a rime e fantasmi", come se solo l'ambiguità sfumata possa essere l'unica cifra utilizzabile per trovare una possibile definizione del proprio io. L'idea era scrivere un brano, ovvero The sick bang song (la canzone dei sacchetti per il vomito): ma poi tra ripensamenti, cancellature vistose fatte a penna, e frasi scritte in lungo e in largo sulla carta di quegli stessi sacchetti presi in aereo, il racconto ha preso le sembianze di un libro, malgrado (o grazie a) una scrittura che va avanti a singhiozzi, attraverso singole istantanee e frammenti slegati. Miriadi di dettagli e parole che inaspettatamente si riuniscono in un'unica storia, insieme intima e pubblica, in cui il viaggio diviene strumento di indagine per un artista che analizza se stesso e il mondo che ha davanti. Una mitologia mistica e dark, il volgare che si mescola al sublime, i sogni e gli incubi che si materializzano nella mente e nelle stanze d'albergo, la voglia spasmodica di sentire la voce di sua moglie al telefono. E poi i capelli tinti di nero mentre è da solo in camerino, e quell'esercito dell'ispirazione che si mostra attraverso il numero 9 presentandosi sotto forma di muse, angeli protettori e modi (alla fine del libro) per ringraziare chi gli sta accanto. Mentre passa in rassegna, per se stesso e per il lettore, quel meraviglioso fardello che è la storia della musica che ha nutrito la sua creatività (da Leonard Cohen a John Berryman, da Patti Smith a Sharon Olds, da Jimi Hendrix a Janis Joplin) ecco che Cave arriva a raccontare la dimensione del concerto, con le luci che si accendono e il palco che si apre: da quella posizione privilegiata osserva i fan che lo venerano e le tante emozioni che la sua musica sprigiona. E per tutti, per lui in primis, è un brivido lungo la schiena.
   

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