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Gli 'Indaffarati' di Filippo La Porta

Gli 'Indaffarati' di Filippo La Porta

Nel nuovo libro giovani sempre connessi ma attenti a credibilità

ROMA, 17 giugno 2016, 11:52

Mauretta Capuano

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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    FILIPPO LA PORTA, INDAFFARATI (BOMPIANI, PP 174, EURO 12). Hanno difficoltà di concentrazione, sono appiattiti sul presente però sono attenti alla relazione tra ciò che uno dice e ciò che uno fa. Per i ventenni "è molto importante la credibilità, non tanto la coerenza" dice all'ANSA Filippo La Porta che al confronto tra la sua generazione dei nati negli anni Cinquanta, e quella del figlio di 25 anni ha dedicato 'Indaffarati' (Bompiani) in cui ci troviamo davanti a giovani per i quali l'esempio concreto prevale sulle idee astratte.
    Critico letterario, saggista, autore di libri come 'Meno letteratura, per favore', 'Pasolini' e 'Poesia come esperienza.
    Una formazione nei versi', La Porta, ci tiene a precisare che 'Indaffarati' non "ha un valore scientifico. Non sono un sociologo. E' basato su sensazioni personali, sul rapporto con mio figlio che ha 25 anni e con la sua generazione. I ventenni si appassionano alla relazione tra idee e comportamento e in questo sono più maturi della mia generazione. Nel loro guardare come sono le persone mettono, senza saperlo, alla prova l'umanesimo. Noi siamo stati invece una generazione di sofisti.
    Il libro è anche un diario su di me e i ventenni sono uno specchio" sottolinea La Porta.
    I giovani, secondo il critico letterario, non "rifiutano la cultura ma l'uso che se ne fa e che è stato fatto nel Novecento dove è stata usata anche come strumento di potere, di dominio.
    Diffidano di questo e degli intellettuali che passano da un talk show all'altro come macchine da guerra che spesso insultano il prossimo, iperaggressive, brutali. Ma che ce ne facciamo di tutto questo sapere se non serve a rendere una persona migliore?".
    Certo, tutti noi, non solo i giovani sono indaffarati perchè costretti a connettersi. Così non c'è più tempo di annoiarsi e questo crea alienazione. "I giovani sono indaffarati a condividere cose, esperienze, idee ed è in fondo quello che la mia generazione - dice La Porta - ha teorizzato per anni. Loro senza manifesti ideologici lo realizzano nella pratica". 'Indaffarati' è anche un atto di fiducia nei confronti dei ventenni che "rimangono comunque - dice - un'entità misteriosa.
    Le cose come andavano prima non funzionano più. L'umanesimo come lo conosciamo noi si è svuotato da tempo".
    In questo viaggio che mette appunto l'umanesimo alla prova, La Porta sostiene che il "vero profeta del nostro tempo non è il ridondante Zygmunt Bauman, il teorico della società liquida, ma piuttosto Pierre Hadot che ci ricorda che la cultura e la filosofia nascono come arte di vivere e trasformazione di se. E se non è così non ce ne importa nulla".
    Il libro tocca questioni come il pensiero critico, l'intelligenza, l'educazione sentimentale, la letteratura e la lettura, a cui non sembrano particolarmente appassionati i giovani sempre impegnati a fare troppe cose simultaneamente e piuttosto smemorati. "La lettura - dice La Porta - non è un valore in sé. Dovrebbe essere un'avventura che mette in gioco la propria identità, le nostre certezze, che da qualche spaesamento. Il contrario di quello che era per Hitler che leggeva un libro al giorno ma per lui era un atto di auto conferma di tutte le sue idee". Credo - continua La Porta - nel lettore comune, che non si lascia influenzare dalle mode e spero che ci sia. Abbiamo bisogno di questi miti. Sono contrario alle campagne un pò generiche sulla lettura e credo ai gruppi di lettura spontanei a vari livelli che si riuniscono nelle case".
    Indaffarati in fondo ci porta a confrontarci con la nostra concreta esistenza.
   

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