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L'afghano Alì, la mia storia faccia sperare

Scappato a 8 anni si racconta in 'Stanotte guardiamo le stelle'

(ANSA) - ROMA, 27 MAG - ALI' EHSANI, STANOTTE GUARDIAMO LE STELLE (FELTRINELLI, PP 263, EURO 15). Nascosti tra i bagagli sul portapacchi di un furgone diretto in Pakistan, Mohammed, 17 anni, e suo fratello Alì, 8 anni, scappano dall'Afghanistan dove non c'è più niente per loro. Un viaggio tragico, durato cinque anni, ma pieno di coraggio e ottimismo che Alì Ehsani racconta ora in 'Stanotte guardiamo le stelle' (Feltrinelli) scritto con Francesco Casolo, docente di storia del cinema e fra l'altro autore e regista del reportage dal Cairo sulla Primavera araba, 'I resilienti'.
    "Ho voluto scrivere questo libro perché spero che la mia esperienza possa rappresentare una speranza per altri. Sono tanti quelli che non apprezzano quello che hanno e mi auguro possa servire anche a loro" dice all'ANSA Alì, che ora ha 27 anni, parla bene italiano, e con la sua storia è stato al Salone del Libro di Torino da poco concluso. Dal 2003 vive a Roma dove l'anno scorso ha ottenuto la laurea triennale in giurisprudenza.
    "Noi siamo come uccelli e voliamo lontano" dice Mohammed ad Alì per convincerlo a scappare dall'Afghanistan. E' la fine degli anni Novanta, la loro casa è stata colpita da un razzo e in quel cumulo di macerie rimaste ci sono i loro genitori. Il fratello maggiore diventa per Alì un padre, un amico, in questa epopea che li porta dal Pakistan all'Iran e poi in Turchia, in Grecia e infine in Italia dove solo uno dei due riuscirà ad arrivare. Mohammed perde la vita in Turchia e Alì resta veramente solo.
    "Questo viaggio mi ha insegnato a essere una persona molto forte e positiva. Ho capito che le cose belle e buone non arrivano dal nulla, te le devi conquistare. Quando ho perso mio fratello ero al culmine della disperazione. Mi sono trovato improvvisamente solo, senza più alcun punto di riferimento, nel proseguire il viaggio verso la Grecia. Sono arrivato in Italia a 13 anni" spiega Alì che nella sua tragica epopea ha imparato anche ad "apprezzare le piccole realtà della vita di cui prima non mi rendevo conto: mia madre che stirava, che cucinava.
    L'importanza della famiglia e di avere attorno le persone che ti vogliono bene".
    Proprio a "tutti quelli che mi sono stati vicini", sottolinea, è dedicato 'Stanotte guardiamo le stelle' che è ispirato a quelle serate estive in cui sul tetto di casa il padre spiegava al piccolo Alì le costellazioni. "Le persone nate in un paese dove c'è la guerra possono capire che cosa significa la povertà e il sacrificio. Chi vive in Europa fa fatica a immaginarlo. Sono partito da Kabul con mio fratello per cercare una vita dignitosa, migliore. Ho visto cose terribili, ho dovuto superare enormi difficoltà, ma sono riuscito a farcela grazie alla mia volontà, all'accoglienza in Italia, alle persone che mi hanno dato coraggio e spinto sulla strada giusta. Ho continuato a studiare, impegnandomi tanto per imparare l'italiano, nonostante gli amici mi criticassero" racconta Alì che dopo aver vissuto in vari centri d'accoglienza ora ha una stanza alla residenza universitaria che gli è stata assegnata dalla Sapienza di Roma per la media dei suoi voti.
    L'idea del libro è nata dall'incontro con Francesco Casolo.
    "E' una storia vera per dare un messaggio di speranza agli altri. Non voglio - dice Alì - parlare del fenomeno dell'immigrazione in generale. Voglio parlare della mia esperienza. In Italia ho fatto tanti lavori. La maggior parte dei giovani italiani non hanno vissuto quello che è accaduto ai loro nonni e credo che dovrebbero ringraziarli sempre". (ANSA).
   

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