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Fo e il sacro in 'Dario e Dio'

Esce 17 marzo per Guanda libro con Giuseppina Manin

DARIO FO, GIUSEPPINA MANIN 'DARIO E DIO' (GUANDA, PP 171, EURO 15). Con il sacro Dario Fo ha sempre avuto un rapporto particolare, di grande curiosità. Un dialogo che dal suo capolavoro 'Mistero buffo' ai vangeli apocrifi non si è mai interrotto. Come mostra ora 'Dario e Dio', in libreria per Guanda il 17 marzo, in cui stimolato da Giuseppina Manin, alla vigilia dei 90 anni il premio Nobel, ateo militante, torna a esplorare i misteri più o meno buffi della fede e della religiosità. "Il discorso con Dio - spiega Fo - è un pretesto per parlare di noi, della nostra vita e di tutti i luoghi comuni che si sono tirati fuori sia nella religione che nella tradizione popolare. Su quello che ci racconta la Bibbia e altre storie legate alla Bibbia stessa". Ironico, provocatorio, Fo nel libro invita a riflettere, a modo suo, sulle contraddizioni di questo Dio: "Crea un figlio e subito lo tratta male, pretende ubbidisca dopo aver dichiarato che c'è il libero arbitrio. Lo caccia dal Paradiso e lo avverte che soffrirà, patirà la fame, la sete. Farà insomma una vita di m..... Ma perché lo hai creato allora, sapevi già tutto?" sottolinea Fo. Su queste contraddizioni per il Nobel c'è "un po' tutto. C'è la storia di tutte queste storie nella fede e nella religione. Ci sono tutte le allusioni, l'uomo, la sua evoluzione e cambiamento. Si parla dell'oggi". Dall'Inferno al Paradiso, dalla Genesi all'Apocalisse, dal Regno dei Cieli a quello degli uomini, Fo a Giuseppina Manin che gli chiede: 'Ma tu hai mai pregato?' risponde 'Qualche volta, da bambino...". E poi riflette: "Dall'Inquisizione all'Isis... La logica è la stessa: io sono nel giusto, io ho la verità, e tu no. E allora per evitare il propagarsi di eresie, di punti di vista dissenzienti, si accendono roghi, si tagliano gole, si seminano bombe. Sempre in nome di Dio, si intende". In questo viaggio tra fede e religione, santi e miracoli Fo racconta anche se stesso, il rapporto con i genitori in quel intersecarsi tra vita e arte che contraddistingue il suo percorso. Nelle ultime pagine del libro, dedicate a 'La sindrome dell'Apocalisse, fa un ritratto piuttosto deprimente del nostro stare al mondo: "Giacché abbiamo la fortuna di vivere orami del tutto anestetizzati, evitiamo scossoni che possano risvegliarci. Lasciateci dormire sereni e soddisfatti del nulla in cui viviamo"

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