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Il console di Vichi scopre l'altro

Il console di Vichi scopre l'altro

Nella Roma imperiale un incontro col nuovo verbo di Cristo

ROMA, 24 agosto 2015, 13:23

Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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   MARCO VICHI, 'IL CONSOLE' (GUANDA, pp.
    174 - 14,00 euro).
    Un romanzo sul passare del tempo e il valore della memoria, della testimonianza, che va oltre i limiti della nostra vita terrena. Marco Vichi, autore di fortunati e bei noir con protagonista il commissario Bordelli e di altri romanzi non di genere, torna a misurarsi con un racconto storico ambientato nella Roma imperiale, tra il regno di Traiano e quello di Nerone, quando vi arriva il verbo rivoluzionario di Gesù. Il tema è quello della schiavitù, partendo da quella in senso letterale, dopo l'incontro rivelazione con una bellissima schiava offerta al protagonista per passare una notte, a quella metaforica dell'uomo: ''nello sguardo della bellissima schiava giudea vidi il germoglio di un sentimento a me sconosciuto, una nuova concezione della vita. Intravidi insomma la fine di una visione del mondo''. Un modo non più grandioso e imperiale di vivere, ma uno appassionato e attento agli altri, a seguito delle parole, della testimonianza della bellissima Lena, originaria della Galilea, che racconta di lei peccatrice e prostituta che incontra Gesù e si sente attratta da lui e lo segue sino a vederlo morire e incontrarlo risorto incredula, tanto che lui le fa mettere le mani nelle sue ferite e le annuncia che sparirà, ma ormai sarà sempre con lei. La storia di questo ''uomo bello come le sue parole'' che accoglie gli umili e perdona i peccati, che il Console ascolta vedendo brillare i bellissimi occhi neri di Lena, come scrive a sua sorella Drusilla che vive in Britannia.
    Il romanzo non è altro che questa lunga lettera scritta quando ormai il protagonista sente avvicinarsi la morte e avverte la necessità di lasciare testimonianza di quel che gli è accaduto molti anni prima: ''dopo essermi perso in mille parole, sorella mia, resta un'unica verità: sento che il mio destino è legato a quella schiava, al suo ricordo''.
    L'incontro avviene quando il Console, governatore di Samaria, torna Roma per i suoi periodici appuntamenti con l'imperatore Tiberio, che si è ritirato ormai a Capri e lo ospita nella bella Villa Jovis, dove la notte troverà accanto a sé Lena col suo fascino non soltanto fisico, anzi col suo magnetismo. ''Da quel giorno imparai a dirmi: se di qualcosa pensi di aver capito tutto, sappi che hai perduto una battaglia'', perché ''la conoscenza è contenuta dentro di noi, basta soltanto svegliarla''. Del resto quest'uomo, che diceva di essere indifferente a tutto e insoddisfatto, all'inizio, confessa alla sorella: ''della filosofia ho sempre apprezzato maggiormente la riflessione sull'uomo.... Ciò che non mi spinge alla conoscenza degli altri e di me stesso, non mi appassiona''.
   
   

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