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Doppia crisi nel romanzo di Marcuzzi

Doppia crisi nel romanzo di Marcuzzi

'Dove si va da qui' ha vinto il premio Città di Lugnano

ROMA, 01 agosto 2015, 15:21

Paolo Petroni

ANSACheck

foto Copertina MARCUZZI - RIPRODUZIONE RISERVATA

foto Copertina MARCUZZI - RIPRODUZIONE RISERVATA
foto Copertina MARCUZZI - RIPRODUZIONE RISERVATA

   SIMONE MARCUZZI, 'DOVE SI VA DA QUI' (FANDANGO, pp. 320 - 16,50 euro).
    Un romanzo legato alla realtà dei nostri giorni, ma colta all'interno dei contraccolpi e del vissuto intimo di una coppia, di due individui, in un racconto minuzioso di piccoli spostamenti, di sensazioni, di ricordi che affiorano dal passato col loro senso, con i loro sentimenti teneri o forti e violenti, per arrivare, attraverso il racconto di una crisi, che è economica e generale ma ne produce anche una intima, catartica, alla riscoperta del proprio vero modo di essere e sapersi stare vicini. Un romanzo che non a caso ha appena vinto il Premio Letterario Città di Lugnano in Teverina.
    Gabriele Pavan è il più alto dirigente della Techno Power, un industria metalmeccanica che produce parti per auto, di cui è presidente il suo amico Gori, che dopo avergli offerto la direzione presitigiosa di un grande complesso in Cina è contento di averlo invece accanto a sè, come lo è la moglie Nadia, dopo lunghe separazioni per le di lui missioni all'estero, che abbia scelto di restare in Italia, quasi fosse stata una scelta d'amore, più che di carriera. Gabriele e Nadia, stanno assieme da dodici anni e la loro vita scorre regolare come un orologio, dal loro alternarsi in cucina a preparare la colazione la mattina a una certa abitudine in mezzo alla quale spunta una sorta di nosralgia per quando si era appena innamorati, per quando si guardava e si progettava il futuro. Un futuro che per Nadia, veterinaria in una clinica, sempre più, man mano poi che le sue colleghe restano incinte, diviene l'idea di un figlio, mentre Gabriele tergiversa.
    E' che il futuro diventa sempre più oscuro e aggressivo nel suo sottrarsi a una speranza quando arriva la crisi economica, lo stress sale in fabbrica come poi in clinica, le responsabilità individuali costringono a fare i conti con se stessi, a andare contro le proprie convinzioni, a eseguire ordini duri, spietati, dettati dalle leggi del mercato, come mandar via un'ottantina di operai, cosa che viene affidata da Gori, che non accetta repliche o scuse, a Gabriele. Marcuzzi racconta la fabbrica, quando si ferma, quando va in crisi, quando quella che era una comunità si disgrega e così i rapporti, perchè sempre il lato umano, la fragilità, i dolori, le delusioni o i bisogni, sono quelli che veramente danno il segnale di cosa stia accadendo. E in questa attenzione, nell'allargare il racconto di Gabriele e Nadia dai rapporti di lavoro a quelli con la famiglia, con i parenti, con gli amici, l'autore mostra un mondo di relazioni che si muove continuamente, un tessuto privato e sociale sensibilmente interconnesso e coinvolgente. Il tutto con una scrittura matura e di grande naturalezza anche quando si fa più incisiva o colorita, all'interno di una costruzione narrativa complessa e ben risolta.
    Gabriele arriva a farsi di Xanax davanti al foglio di Exell con la lista dei nomi dei licenziandi, e matura pian piano l'idea di essere fatto per un modo di lavorare diverso, tanto da pensare di licenziarsi. Nadia in clinica, dove nessuno paga più e i crediti salgono diventando un problema, rischia il posto e il suo impegno nel cercare di avere un figlio snatura i rapporti col marito. Tutto diventa difficile da accettare, tutti hanno bisogno di sfoghi duri, ma è proprio misurandosi con la propria debolezza e il proprio lato nero che alla fine si scopre la strada per abbandonarlo e ricostruire qualcosa secondo principi più elementari, più ''economici'', ma più veri. Ieri è un altro giorno e da qui, da questa crisi si può arrivare a un posto e modo di essere migliore se ci si sa guardare dentro, se quando si è sul punto di perdersi, ci si ferma, se ognuno parte da sé ma si sente parte di un insieme più grande.
   

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