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Biella, Nawal. L'angelo dei profughi

Biella, Nawal. L'angelo dei profughi

Attivista, assiste chi attraversa i nostri mari

ROMA, 23 giugno 2015, 13:21

Redazione ANSA

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(Di Maurizio Quilici) DANIELE BIELLA, NAWAL. L'ANGELO DEI PROFUGHI (Paoline Editoriale Libri, Milano 2015, pp. 144, € 13,00) La chiamano "L'angelo dei profughi", "Lady SOS", "Mama Nawal"… Lei è Nawal Soufi, 27 anni, protagonista di questo libro scritto da un giornalista con pochi anni di più, alla sua prima esperienza di scrittore ma con alle spalle una lunga attività nel sociale, che ne racconta con passione e partecipazione la storia e - verrebbe voglia di dire se non sembrasse retorica - le imprese. Marocchina di nascita e italiana - anzi, catanese - di adozione da quando, bambina, lasciò il Marocco assieme ai suoi genitori, Nawal è un'attivista dei diritti umani, ma non si limita a partecipare a cortei e manifestazioni per sostenere i diritti civili degli individui e delle popolazioni: da un paio d'anni ha fatto dell'assistenza ai rifugiati che attraversano il nostro mare il suo principale motivo di vita. Armata di due cellulari che non spegne mai, è diventata il punto di riferimento di quella dolente infinità di profughi che affrontano tremendi itinerari terrestri per poi affidarsi - uomini, donne, bambini - a gente priva di ogni scrupolo e rischiare la vita in mare. E quando la vita stanno per perderla fra le onde gridano a lei la loro disperazione e la loro richiesta di aiuto. Lo fanno attraverso un telefono satellitare Turaya, che permette di comunicare anche le coordinate geografiche. Nawal, qualunque cosa stia facendo, è pronta a rispondere. Colloqui drammatici, concitati fra l'"angelo" e chi ripone in lei la sua ultima speranza. Nawal comunica i dati ricevuti alla Guardia Costiera di Roma per un salvifico intervento. Sono almeno 20 mila, per lo più siriani, le persone che lei ha contribuito a salvare facendo da tramite fra la marina italiana e i barconi in procinto di affondare. Ma Nawal non si limita a questo. Assieme ad Agata Ronsivalle, catanese, 30 anni, si preoccupa di assistere le centinaia di famiglie siriane che, scampate alla traversata, vogliono raggiungere i paesi del nord Europa e cadono facilmente vittime di profittatori. Attorno a lei si è creata una fantastica rete di solidarietà in Italia e non solo.
    Nawal ha ricevuto premi e riconoscimenti (una associazione inglese l'ha nominata fra le dieci "donne dell'anno" in tutto il mondo), è stata intervistata da testate quali France Press, Al Jazeera, BBC, CNN… Lei si serve di tutto questo come strumento per portare all'attenzione del mondo il dramma dei profughi e meglio combattere stereotipi e pregiudizi che avvelenano la solidarietà. Continua a preparare gli esami all'Università (Scienze Politiche, con predilezione per il Diritto internazionale), ad aiutare ogni domenica il padre, che vende oggettistica varia vicino al mercato di Catania, a svolgere il suo lavoro di mediatrice culturale e interprete dall'arabo in tribunali e carceri della Sicilia Orientale. Continua ad aspettare, paziente, che l'Italia le conceda il diritto di cittadinanza. E intanto salva vite umane, raccogliendo SOS e accorrendo nei luoghi degli sbarchi, a tutte le ore del giorno e della notte.
   

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