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Molinari racconta il Califfato islamico

Molinari racconta il Califfato islamico

Perché l'Isis minaccia l'Occidente

IL CAIRO, 23 maggio 2015, 11:56

Remigio Benni

ANSACheck

La copertina del libro di Maurizio Molinari 'Il califfato del terrore ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina del libro di Maurizio Molinari  'Il califfato del terrore ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina del libro di Maurizio Molinari 'Il califfato del terrore ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Per due ragioni l'Isis (Daish per gli arabi) è un vero pericolo per l'Occidente: perché è uno stato, ne ha la struttura e opera come uno stato, e perché la violenza che pratica attira fortemente giovani anche dall'Occidente, l'Europa in particolare, che non credono nel pacifismo e vedono nella pratica della violenza il mezzo per non subirla. E' quanto sostiene l'inviato del quotidiano torinese La Stampa in Medio Oriente, Maurizio Molinari, nel suo nuovo libro 'Il Califfato del terrore - Perché lo Stato Islamico minaccia l'Occidente', presentato nei giorni scorsi al Cairo nell'ambasciata italiana in un incontro con il giornalista e con l'ex segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa, introdotti dall'ambasciatore d'Italia, Maurizio Massari.
    Daish, che decapita e uccide senza pietà quelli che considera nemici del suo progetto, con una brutalità che evoca Hitler e Stalin, vuole essere Stato - scrive Molinari - ed esercita su un'area di 250 mila chilometri quadrati un vero e proprio potere di amministrazione, garantendo ai suoi amministrati acqua gratis, pane quasi gratis, scuola che funziona. "Andando in giro a intervistare gente in vari paesi mediorientali, dalla Giordania, al Libano, alla Turchia - ha raccontato il giornalista - sono rimasto sorpreso nello scoprire quanti arabi e non arabi sono affascinati dall'idea del ritorno al califfato, quello che chiamano qui 'Biladi al Sham'". Il nome indica l'area del Levante (Sham, o terra della mano sinistra) o Grande Siria, sotto controllo musulmano dal 660 al 1258 e che ebbe per capitali prima Damasco (periodo omayyade) e poi Baghdad e Samarra (abbasidi). "Non è l'Islam che attrae i figli di famiglie arabe integrate e e di successo in Europa - sottolinea Molinari - giovani che sono preparati, colti, ma la violenza. E' scioccante, ma è così. Vogliono praticare la violenza e non esserne vittime. C'è per esempio la storia di una ventenne che parte dall'Europa e decide di entrare nella polizia femminile dell'Isis, che a Raqqa gestisce molti affari".
    L'Occidente ha fatto molti errori nel mondo arabo - rileva Amr Mussa - ed ora sbaglia a voler dare una risposta solo militare a Daish, è necessario analizzare le sue origini e dare una risposta soprattutto culturale. "Bisogna rifare la Lega Araba, allargandola e dandole maggior potere - aggiunge - e risolvere la questione palestinese. Sono due aspetti importanti per superare le crisi del mondo arabo e del Medio Oriente". E Molinari conclude: "In Europa è in famiglia che bisogna esercitare attenzione su quello che succede ai giovani. Il richiamo della violenza è molto vicino a quello della droga".
   

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