EYAL PRESS, "ANIME BELLE. Il coraggio e la coscienza di uomini comuni in tempi difficili" . Dire no, trasgredire le regole, diventare un disobbediente anche a costo di rischi altissimi non è certo da tutti: non si può essere un tipo normale per essere davvero "contro", lo sappiamo bene. Questo è ciò che la Storia, la letteratura o il cinema ci hanno raccontato dipingendo nelle nostre menti figure quasi mitiche di persone "speciali" e senza paura, capaci di gesti del tutto straordinari. Eppure, forse le cose non stanno proprio così. O almeno, non completamente. A raccontare una storia diversa è il giornalista e scrittore Eyal Press, autore di "Anime belle" (Einaudi), libro in cui i protagonisti sono persone del tutto comuni a dispetto delle azioni eccezionali che hanno compiuto in un momento della propria vita.
Le Anime belle di Press non sono "outsider ribelli" a tutti i costi, quelli che si divertono a essere sempre e comunque "voci fuori dal coro": a lui interessa "gente appartenente alla maggioranza", che dice no al sistema non perché ne respinga gli ideali "ma perché, se mai, credeva troppo in quegli ideali". E che poi dal bene realizzato non ha ricavato granché, anzi ha pagato un conto salato fatto di isolamento, difficoltà economiche, incomprensione. Per mettere questi antieroi sotto i riflettori Press adotta un linguaggio diretto e uno stile fluido, rifiutando l'astrazione dei buoni sentimenti e dei grandi ideali, e sceglie di raccontare quattro vite vere (con altrettanti caratteri e contesti del tutto differenti), descrivendone i dettagli in modo oggettivo. A legare le vicende un unico, significativo, denominatore comune riconducibile a tutti i protagonisti: nessun eroe. Inutile cercarlo tra le pagine, perché non lo si troverà: al suo posto il lettore scoprirà solo il coraggio, quello che ha spinto i protagonisti a fare una scelta non condivisa perché banalmente era l'unica che potessero compiere in quel momento.
Come se davvero non ci fossero alternative nel novero delle possibilità: nessuna ideologia, solo la consapevolezza di fare la cosa giusta. Nel 1938 un capitano della polizia svizzera andò contro le regole permettendo l'ingresso nel suo Paese ad alcuni profughi ebrei che scappavano dal regime nazista e per questo la sua vita fu rovinata. Nel 1991 un serbo mentì ai suoi superiori per salvare molti croati dalla morte certa rischiando a sua volta di morire. Nell'autunno del 2000, durante la seconda Intifada, un militare israeliano si rifiutò di combattere nei territori occupati e fu cacciato dall'esercito. Nel 2003 una donna, dirigente d'azienda in campo finanziario, denunciò gli affari "illegali" che la propria società stava compiendo a danno di clienti ignari e perse il lavoro. Sono pagine che la Storia ha nascosto e passato sotto silenzio, perché in fondo non così epiche né esemplari in materia di eroismo e sensazionalismo. Gli stessi motivi per cui Press ha deciso di esserne portavoce. In fondo, scrive l'autore, "decidere in che cosa credere e come agire rimane una faccenda di notevole discrezionalità": e questo nonostante le circostanze.
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