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Francesca Pansa, Ti porto sempre con me

Francesca Pansa, Ti porto sempre con me

Romanzo e storia esemplare di una famiglia fuori da schemi

ROMA, 28 aprile 2015, 11:38

Elisabetta Stefanelli

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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FRANCESCA PANSA, TI PORTO SEMPRE CON ME (Bompiani, pag. 101, Euro 10,00)


Non vi fate ingannare dall'incipit del bel racconto di Francesca Pansa, Ti porto sempre con me non è una ricerca della stabilità e della tradizione, come sembrerebbe dal primo virtuale inseguimento dei simbolici 'pasquarieriddi' del presepe calabrese. E' al contrario, la storia di una ragazza ribelle, fino in fondo. Di quelle difficilmente classificabili, che in questa estraneità hanno tutto il loro fascino. Non cercate nemmeno una definizione di questo libro, che è romanzo, ma è anche autobiografia, ed è saggio di una storia - anche quella con la 'S' maiuscola - esemplare.

 

Ma andiamo per ordine. C'è prima di tutto la ragazza ribelle. E' nata nella Calabria degli anni Cinquanta, sicuramente un luogo non facile da affrontare per una famiglia come la sua che non ha mai accettato di farsi etichettare nei luoghi comuni. Il padre Ermanno (a cui va una bella dedica), è un professore di liceo di Storia e filosofia, militante comunista convinto costretto a trasferirsi a Roma dopo aver ricevuto plateali minacce. Fedele al partito, il Pci, e - tragica ironia - morto drammaticamente per le conseguenze di un incidente all'uscita di un congresso di partito l'8 marzo, dopo essere stato travolto dall'auto di un compagno malato di cancro nel parcheggio. Anche per lei la strada dell'anticonformismo parte dall'esperienza della militanza politica, per capire presto che forse nelle sezioni di anticonformista c'era ben poco e soprattutto vigeva una forte discriminante nei confronti delle donne. ''Il caso (è troppo solenne chiamarlo destino?) ha voluto che il conflitto tra partito e femminismo sia diventato per me un simbolo anche doloroso''.

 

Una scelta, anche quella del femminismo, che più che ideologica è esistenziale per una donna che ha molto ben radicato il concetto della propria differenza di genere. Come valore. Una donna che non retrocede nemmeno nei più tradizionali ruoli di moglie e di madre. Il compagno, poi marito, Renato, a cui la lega un rapporto viscerale è sfuggente e complice quanto basta in questa loro esistenza densa di significato. L'oggi non è mai semplice da affrontare, come del resto lo è stata la storia famigliare, tanto più se ti capita anche l'insolito destino di essere doppiamente madre, ma madre anche di un figlio con difficoltà di apprendimento. Difficoltà che appartengono a lui, nel suo vedere il mondo da un punto di vista diverso, ma soprattutto appartengono ancora una volta a quel mondo che lo circonda, che li circonda, lui e la sua famiglia, con uno sguardo che filtra l'orizzonte con il conformismo della 'normalità'. Insomma un romanzo intenso, e l'emozione di una storia esemplare.

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