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Giorgio de Chirico e Antonia, 100 lettere d'amore inedite

Giorgio de Chirico e Antonia, 100 lettere d'amore inedite

Il carteggio nel libro "Alceste, una storia d'amore ferrarese"

21 gennaio 2015, 14:55

Nicoletta Castagni

ANSACheck

Alceste, una storia ferrarese - RIPRODUZIONE RISERVATA

Alceste, una storia ferrarese - RIPRODUZIONE RISERVATA
Alceste, una storia ferrarese - RIPRODUZIONE RISERVATA

       (ANSA) ROMA 20 GEN - EUGENIO BOLOGNESI, 'ALCESTE:UNA STORIA FERRARESE', MARETTI EDITORE  Un carteggio amoroso, ancora completamente inedito, tra Giorgio de Chirico e una giovane donna ferrarese (che ritrae in un dipinto del 1918), riporta alla luce esattamente dopo un secolo un momento cruciale dell'evoluzione pittorica del maestro di Volos. Pubblicato nel libro 'Alceste: una storia d'amore ferrarese.
    Giorgio de Chirico e Antonia Bolognesi', scritto da Eugenio Bolognesi, pronipote della fidanzata di de Chirico (Maretti Editore), lo scambio di lettere (un centinaio) tra innamorati è l'occasione per conoscere la dimensione umana dell'artista, ma anche acquisire nuove informazioni sulla sua situazione professionale in periodo breve, eppure cruciale della sua ricerca espressiva.
    Il carteggio, che sarà presentato il 24 gennaio a Bologna, nell'ambito di Arte-Fiera, propone la trascrizione integrale di 125 documenti, di cui 104 lettere e cartoline indirizzate ad Antonia Bolognesi, con cui maturò progetti matrimoniali, peraltro sfumati. Ma di sicuro il legame rappresentò un punto di riferimento importante nella permanenza a Ferrara durante la prima guerra mondiale.
    Arrivato nella città estense nel 1915, dove viene assunto come scritturale, de Chirico comincia a dipingere i suoi primi 'Interni metafisici', colpito, come lui stesso scrive, da ''certi aspetti di interni ferraresi, certe vetrine, certe botteghe, certe abitazioni, certi quartieri, come l'antico ghetto, ove si trovavano dei dolci e dei biscotti dalle forme oltremodo metafisiche e strane". Nello stesso periodo realizza 'Il grande metafisico', 'Ettore e Andromaca', 'Il trovatore' e 'Le Muse inquietanti'. Nel 1916 conosce Filippo de Pisis, appena ventenne e l'anno successivo trascorre qualche mese nell'Ospedale Militare Villa del Seminario per malattie nervose, dove si trova anche Carlo Carrà.
    Anni fondamentali, dunque, tutti interni a quella sferzata della sua poetica che dalla Metafisica ferrarese lo fa approdare al Classicismo del Ritorno all'Ordine di 'Valori Plastici'.
    Eppure, soprattutto il 1919, è un momento scarsamente documentato, per cui, scrive Fabio Benzi in 'Alceste: una storia d'amore ferrarese', il ritrovamento del carteggio apre nuove prospettive di indagine. Del resto, Eugenio Bolognesi lascia la parola solo a de Chirico, attraverso le lettere da cui ergono sentimenti e aspirazioni. ''Un altro interno ferrarese - sottolinea il presidente della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Paolo Picozza - quello della sua condizione personale e affettiva durante gli ultimi due anni del soggiorno in questa città, non riguardante, scopriamo ora, i soli obblighi militari, la pittura e lo studio''. Il carteggio tra i due innamorati completa quindi ''il quadro di de Chirico come uomo- aggiunge Picozza- dal quale risalta una profonda integrità personale, l'onestà e il forte impegno lavorativo per conquistare le condizioni necessarie per realizzare il sogno di vita condiviso con la fidanzata e la propria fiducia verso il richiamo del destino''.
    Come si evince dalle lettere, l'artista chiama la sua amata con il nome di Alceste, 'la mitologica moglie ideale', e la ritrae in un dipinto del 1918. L'opera viene esposta nella prima mostra personale dell'artista alla Casa d'arte Bragaglia (febbraio 1919) e acquistata poi da Signorelli. Un dipinto molto bello, tanto che de Chirico il 5 febbraio scrive da Roma ad Antonia: ''L'esposizione va benone, il tuo ritratto ammiratissimo, l'ho intitolato 'Alceste'", e il 14, giorno di S.
    Valentino,: '''Alceste' è molto corteggiata e temo che me la portino via''. (ANSA)

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