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Parlano i giovani di 'futurononloso'

Parlano i giovani di 'futurononloso'

Interviste e racconti di una generazione nella crisi al Nord

ROMA, 29 dicembre 2014, 14:02

Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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FRANCESCO DE FILIPPO e MARIA FREGA, ''NORD MERIDIANO'' (EIR - Editori Internazionali Riuniti, pp. 238 - 14,00 euro)

In questi giorni di festa, sembra che ci si dimentichi del mondo e la realtà in cui siamo. L'edulcorazione sentimentale e commerciale pare quasi totale. Allora è meglio cercare di ricordarsi, di non perdere i contatti col mondo vero.

    Un gruppo musicale crea canzoni e queste girano sulla parola ''futurononloso'' o si intitolano indicativamente, come un desiderio pressante, ''volare'', e intanto fanno colloqui di lavoro. Maurizio, Filippo, Mike, Francis e gli altri sono giovani che hanno una visione impietosa del mercato del lavoro (lavoro interinale invece di tempo indeterminato, esternalizzazione generalizzata....) e riescono a sopravvivere, credendo nella creatività, nell'importanza aggregante del mondo dello spettacolo, nella cultura come volano economico, proprio come pensano dovrebbe essere nella loro Verona Elena, Luca e Camilla, che dopo esperienze importanti, anche all'estero, si sono impegnati politicamente nella loro città.

    Sono giovani che, in qualche modo, nella confusione generale, cercano di reagire, ma attorno a loro ce ne sono tanti che arrancano in questa Italia in cui la disoccupazione è salita oltre il 40% (media nazionale, che al sud siamo al 60% e nel Nord Est ci si avvicina al 30%), di cui tutti, politici in primis, da Matteo Salvini a Matteo Renzi, parlano.

    La voce di questi giovani però non si sente mai: sono ragazzi che ''cedono allo sconforto, si deprimono e si arrendono perché 'è così che va'. Abbiamo una generazione ferma, che aspetta'', come nota Giuseppe Bortolussi, ex sindacalista oggi capo ufficio studi della Ciga (associazione artigiani e piccole imprese), che conclude: ''Ci vorrebbe un rimedio culturale alla crisi''.

    Bortolussi è uno dei tre esperti, col sociologo Luciano Gallino e il segretario generale della Fiom-Cgil Maurizio Landini, che Francesco De Filippo (giornalista e scrittore) e Maria Frega (sociologa) hanno scelto per tripartire e segnare, con i loro interventi, le tre aree (Nord Ovest, Nord Est e Sotto il Po) che compongono questa loro inchiesta ''Nord Meridiano'', in cui danno proprio voce, attraverso decine di interviste e incontri, ai giovani dell'Italia settentrionale nel gorgo della crisi, come avevano fatto due anni fa con quelli del meridione in ''Scampia e Cariddi''. Due libri importanti, due inchieste come non si fanno quasi più, due tentativi di capire davvero cosa sta accadendo, cercando di riferire storia di vita vera.

    La differenza non è solo nei numeri, che al Nord sono di minore entità anche se non meno allarmanti, anzi, dati i punti di partenza diversi, dovrebbero essere più preoccupanti, segno di una forbice tra nord e sud che va restringendosi ma nella direzione opposta a quella che sarebbe necessaria. La differenza è anche nelle reazioni generali che è come ne smorzassero la gravità, non volessero vedere che anche in Piemonte, Lombardia, Triveneto e Emilia e Romagna la situazione è gravissima.

Succede di tutto anche lì, corruzione e scandali sono all'ordine del giorno e di entità come quelli dell'Expo o del Mose, le infiltrazioni della criminalità organizzata accertate, eppure nessuno, davanti ai continui implacabili ''le faremo sapere'', scende in piazza, non per esasperazione emotiva e distruttiva ma con forte e democratica indignazione che dovrebbe diventare controllo e iniziativa, impegno politico, perché è solo la politica che parte dal basso che può cambiare le cose. Restano comunque al Nord più opportunità che forse portano a una sorta di intima resistenza, sia in chi ce la fa, almeno momentaneamente come l'astrofisica Maribel, sia in quella maggioranza che affronta giorno per giorno il futuro, da Torino a Trieste e le cui vite, le cui storie vanno a formare il ritratto del nostro paese oggi e di come guarda al domani, disilluso come lo sono persino certi immigrati cinesi di seconda generazione. ''Chi si avvicina oggi al lavoro non trova né garanzie, né diritti'', sottolinea allora Landini, parlando di una realtà in cui contano, più delle capacità, le conoscenze e i favori, anche perché tra mondo dello studio e mondo del lavoro persiste una bella divaricazione.
   

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