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Molesini narra presagi Grande Guerra

Molesini narra presagi Grande Guerra

Anticipa avvenimenti di 'Non tutti i bastardi sono di Vienna'

ROMA, 01 settembre 2014, 17:12

Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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   ANDREA MOLESINI, ''PRESAGIO'' (SELLERIO, pp. 158 - 12,00 euro).
    Torna Molesini e torna alle atmosfere legate alla Grande Guerra, di cui quest'anno sono iniziate le celebrazioni per il centenario. Se ''Non tutti i bastardi sono di Vienna'', con cui Molesini vinse a Sorpresa il Premio Campiello, riguarda la guerra vera e propria, ambientato nel 1917, questa volta siamo invece al ''presagio'' di quegli avvenimenti, il che permette una leggerezza e un garbo che la violenza spazzerà via velocemente.
    Un romanzo quindi scritto ancora con attenzione e ricostruzione di quel bel mondo belle epoque che vive sull'orlo dell'abisso, cominciando a rendersene conto, ma ancora facendo finta di nulla, giorno dopo giorno, specie nei bei saloni dell'Hotel Excelsior e sulla spiaggia del Lido di Venezia, dove la storia è ambientata, tra prime e dopo quel 28 luglio 1914: ''un giorno di tragedia, perché molti di noi sono in età militare, e molti altri hanno figli e fratelli che conosceranno il campo di battaglia. Mi pare sia stato Solone a dire che il male pubblico giunge alla casa di ognuno'', come lo commenta il protagonista del libro, il proprietario e direttore dell'Hotel Niccolò Spada, che lo aveva inaugurato giusto sei anni prima.
    Un libro che vuole esser fatto di presagi e, per sottolinearlo, crea la figura di un leone che visita i sogni, gli incubi di Spada, ancora un animale come negli altri libri Molesini aveva messo topi e un lupo. E ancora, un racconto in cui è ricorrente (simbolicamente?) l'idea del suicidio, attraverso due personaggi, la figura di un giovane amante, Gustav, che si è ucciso a Parigi, e quella di un professore Viktor Meyer, chiuso nel manicomio sull'isola di San Servolo, dove cerca appena può di impiccarsi. Ed è quest'ultimo un po' il bandolo della matassa del filo nero, del mistero che aleggia in queste pagine, tra molte persone della personalità ambigue, a cominciare dalla marchesa Margarete von Hayek, femme fatale molto liberty, libera e sensuale, sfrontata e sicura di sé, tanto da riuscire a sedurre e spingere a un rapporto di passione il pur guardingo, professionale e accorto Spada, che in lei trova ''fuoco e rapina''. Ed è questo rapporto, questo amore, questo desiderio che fa da motore alla narrazione, che spinge Spada a accettare di firmare una lettera di credito per la bella marchesa: tutto gli dice di scappare e tutto lo spinge a non resistere ''a quello sguardo di vento e di carne''.
    Attorno a questi due, a un mondo in cui cominciano a insinuarsi intrighi e interessi internazionali, spie e giornalisti, molti altri personaggi di contorno, femminili come la prosperosa segretaria Jolanda, maschili come Pietro il motoscafista dell'Excelsior, che tutto vede, sente e capisce, ognuno ben tratteggiato e sempre risolto anche teatralmente, narrato in forma di dialogo, con una lingua misurata e attenta, con la levità del luogo e di quel mondo, più che con le ombre che dovrebbero cominciare ad avvolgerlo. Un racconto leggibile e elegante, che eprò non riesce a graffiare, a far ancora percepire l'odore della polvere da sparo e il sangue che si stanno cominciando a spargere in Europa.
   

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