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Togliatti, torna la biografia di Bocca

Togliatti, torna la biografia di Bocca

A 50 anni da morte leader Pci, l'opera del 1972 che fece epoca

ROMA, 21 agosto 2014, 10:32

Elisabetta Stefanelli

ANSACheck

La copertina del libro di Giorgio Bocca 'Togliatti ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina del libro di Giorgio Bocca  'Togliatti ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina del libro di Giorgio Bocca 'Togliatti ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

GIORGIO BOCCA, TOGLIATTI (FELTRINELLI, PP. 640, EURO 22,00).
    L'estate 2014 ha preso l'avvio con la vittoria di Francesco Piccolo e del suo Il desiderio di essere come tutti al Premio Strega e ora va verso la sua conclusione con l'anniversario del 21 agosto dei cinquant'anni della morte di Palmiro Togliatti, in occasione del quale la casa editrice Feltrinelli ha riportato in libreria il monumentale Togliatti di Giorgio Bocca, uscito la prima volta nel 1972 per Laterza. Due libri lontanissimi nel tempo e anche nello stile - premiato il primo, profondamente criticato il secondo al momento della sua uscita - che però hanno moltissimi punti in comune e alla fine offrono uno spaccato quasi completo cronologicamente della sinistra italiana, dalla fondazione del Partito Comunista allo smarrimento di oggi, e stimolano una riflessione profonda che attraversa almeno tre generazioni: quella dei nonni, come Togliatti, quella dei padri come Berlinguer e quella dei nipoti come Piccolo e ogni potenziale lettore. A descriverne la parabola sono due intellettuali che si sono impegnati in prima persona, ma ai quali certo non è mai mancato lo spirito critico, la ricerca della verità senza posizioni dogmatiche di partenza e il sapersi mettere in gioco in prima persona.
    La storia politica di Palmiro Togliatti inizia come quella di Antonio Gramsci nella Torino dei primi decenni del Novecento.
    Lui è il figlio di maestri di scuola che danno enorme importanza allo studio e porterà come eredità familiare il grande rispetto per la cultura a cui dà un valore che va oltre la politica, insieme a quello per la religione (il padre Antonio aveva studiato in seminario), la vocazione all'isolamento, la serietà piemontese. "Erano gli anni - scriverà Togliatti - in cui si diffonderà l'attesa messianica di un rivolgimento rinnovatore", e già dal 1919 con la fondazione insieme a Gramsci, Tasca e Terracini di Ordine nuovo - e poi quella dell'Unità - le cose non sono "né semplici, né chiare". E le oltre 600 pagine necessarie a Bocca per raccontare per somme linee la vita di Togliatti, dimostrano che in fondo non lo saranno mai.
    Forse pochi come Gramsci e il suo compagno Togliatti capirono dove voleva arrivare il fascismo in Italia, ma nel frattempo anche per colpa della clandestinità la testa del Partito comunista italiano sarà nascosta altrove, tra Mosca e Parigi dove Palmiro trascorrerà ben 18 anni prima di fare ritorno in Italia solo il 27 marzo del 1944. Lui allora era già il capo indiscusso del partito, anche se alcuni di quelli che avevano fatto la Resistenza non conoscevano nemmeno il suo nome. E' però l'uomo che ha reso possibile in anni e anni di discussione, di diplomazia, attraverso la Guerra di Spagna, le purghe di Stalin, la prigionia, la sopravvivenza del partito. E' l'uomo dell'Internazionale comunista che conosce le regole del gioco, che ha visto da vicino gli uomini che hanno fatto la storia e ha mire di governo, e di far parte del processo di rinnovamento dell'Italia. Non gli perdona Giorgio Bocca una certa vocazione per i compromessi, un certo tatticismo che lo portò a non entrare mai direttamente nella mischia. "Palmiro Togliatti - scrive Bocca - è ricordato come uomo freddo, scostante, che portava occhiali da professore, parlava con voce nasale, un intellettuale arido nei sentimenti, un politico scaltro che conosceva la langue russe, cinico. Resta allora da spiegare perché l'Italia proletaria fu pronta all'insurrezione armata quando si attentò alla sua vita e perché milioni di italiani di ogni ceto ebbero il sentimento, nel giorno della sua morte, che con lui se ne andava uno dei padri della Repubblica e comunque uno a cui si era debitori di mutamenti importanti". Milioni come quelli che ne Il desiderio di essere come tutti, racconta Francesco Piccolo, andarono al funerale di Enrico Berlinguer, nel giorno drammatico della sua morte che l'autore e l'Italia pianse. Due uomini che colmarono uno stesso sentimento o forse lasciarono incompiuto uno stesso desiderio.
   

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