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Tutta la vita del commissario Bordelli

Tutta la vita del commissario Bordelli

Guarda al passato l'ultimo bel romanzo di Marco Vichi

ROMA, 17 dicembre 2014, 13:34

Paolo Petroni

ANSACheck

La copertina del libro di Marco Vichi 'Fantasmi del passato ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina del libro di Marco Vichi  'Fantasmi del passato ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina del libro di Marco Vichi 'Fantasmi del passato ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

MARCO VICHI, 'FANTASMI DEL PASSATO' (GUANDA, PP. 507, 18,50 EURO).
    Marco Vichi, grazie alla fortunata creazione del suo commissario Bordelli, si è conquistato la facile etichetta di autore noir, anche se la sua non è una scrittura facilmente confinabile nel genere, come dimostrano gli ormai tanti suoi libri, gialli e non. E anche le storie di Bordelli hanno ormai una dimensione, un andamento, uno spessore che, come in questo caso, rendono il delitto cui si lega la vicenda non pretestuoso, ma certo parte di un discorso umano meno contingente. Non per nulla Vichi ci racconta di Franco Bordelli seguendone le gesta quasi mese per mese: 'Morte a Firenze' parlava dei giorni dell'alluvione e quelli successivi, 'La forza del destino' arrivava poco dopo, nel febbraio 1967, e oggi questo 'Fantasmi del passato' ci porta nel dicembre di quello stesso anno.
    La figura del commissario, poi, uomo sostanzialmente tranquillo, amante del buon vivere e che vorrebbe solo trovare un po' di pace, Vichi ormai lo ha fatto mettere a riposo (per così dire, visto che capita sempre qualcosa che lo tira in mezzo) e ritirare, a 57 anni (come il suo autore, che presta alla madre di lui anche bei versi scritti dalla propria mamma Paola Cannas), in una grande casa di campagna all'Impruneta con un centinaio di olivi attorno, dove un giorno lo raggiunge anche per qualche mese un grosso cane giallastro a pelo corto che chiamò Blisk, come il lupo che aveva avuto un tempo. E a Blisk pensa quando gli pare di sentir abbaiare, risvegliandosi da un tormentato sogno che lo ha riportato all'infanzia, inizio inquietante e carico di presagi, di rimorsi antichi e ancora, dopo anni, di malinconie per la scomparsa della madre, come accade con Vichi, che gioca spesso a contrasto con la situazione quasi idillica in cui ha messo il suo eroe.
    Un eroe con tanti amici curiosi, dal Botta a Dante o Rosa, e un bel passato ingombrante di avventure, indagini e donne, che qui riaffiora costantemente, quasi a ricostruirne la personalità e vicenda a tutto tondo, tanto che viene il sospetto si tratti di un modo per fare un bilancio e poi, la prossima volta, ripartire da un altro punto. Forse non a caso qui gli è stato messo accanto Bruno Arcieri, preso in prestito da Leonardo Gori che ne aveva fatto il protagonista di sette suoi romanzi, agente dei nostri non sempre limpidi servizi segreti e colonnello dei carabinieri che, nel suo passato, deve aver lasciato aperto qualche conto da regolare o aver dato molto fastidio a qualcuno.
    Il passato è il vero protagonista quindi di questo giallo, il più corposo di Vichi con le sue 500 pagine, che si muove tentando di far luce, assieme all'inseparabile Piras con la sua Wolkswagen, sulla misteriosa morte di Antonio Migliorini, ricco signore ucciso nella sua villa con un fioretto che gli ha infilzato il cuore, ma soprattutto ricostruendo con garbo, sentimento e un filo di nostalgia una Firenze dal dopoguerra agli anni Sessanta che ha un diversa dimensione e possibilità di godersi la vita, dove si mangia bene, si beve anche meglio e ci sono tante belle donne da non lasciarsi scappare. Tanto che è facile immaginare che, chi leggerà questo libro, avrà voglia poi di andare a Firenze a ricercarne i luoghi, dai più noti a quelli invece che saranno una vera piccola sorpresa.
   

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