TIZIANO FRATUS, ''L'ITALIA E' UN BOSCO. Storie di grandi alberi con radici e qualche fronda'' (Editori Laterza, pp.193, 16 euro). Se i boschi e le pinete potessero parlare, di sicuro converserebbero amabilmente con Tiziano Fratus, poeta e scrittore, ma prima di tutto ''cercatore d'alberi''. E' grazie a lui e alla sua ultima fatica letteraria, ''L'Italia è un bosco'' (Laterza) che gli appassionati di natura potranno attraversare in lungo e in largo il nostro Paese partendo proprio dalla mappatura dei suoi alberi. Dal Nord al Sud, senza dimenticare le isole, Fratus racconta la bellezza senza tempo di foreste, parchi, giardini, orti botanici, riserve naturali. Le conifere imbiancate da una neve ''che sembra inventata apposta per sposarsi con gli alberi sempreverdi delle montagne'', le sequoie giganti di Merano, la ''selva addomesticata'' di castagneti e uliveti, e ancora le radici contorte dei Pini della Sila, la Sardegna con gli olivastri millenari e i pini di Garibaldi a Caprera, i ficus spettacolari e giganti di Palermo: sono questi gli interlocutori privilegiati di un autore che, mentre si adopera in un vero e proprio censimento di piante, interroga la natura per cercare se stesso.
Una sorta di filosofia spirituale, che se da un lato lo pone lontano anni luce dai fanatismi degli integralisti, dall'altro non gli impedisce di dare un'interpretazione politica al rapporto uomo-ambiente. Come quando per esempio pensa ai contrasti per la Tav e alla gestione dei parchi italiani, o ancora alla cecità della classe politica incapace di ''leggere il Paese oltre i confini della città''. Di foglia in foglia, di radice in radice, Fratus compie il suo viaggio nel territorio italiano illustrando nei minimi particolari quello che scoprono i suoi occhi di ''homo radix'' (felice neologismo da lui coniato, insieme a quelli di ''alberografia'' e ''pinosauro''): a disposizione del lettore non solo una serie di itinerari naturalistici ma un insieme suggestioni che delineano un volto inedito del nostro Paese.
Accanto a citazioni colte e poetiche, aneddoti e curiosità, prende vita infatti un racconto fatto di ''alberi monumentali'' e silenziosi che tuttavia sono capaci di testimoniare con la loro muta presenza di un mondo non sempre amico, che li dimentica, o peggio ancora, che non ne rispetta la storia.
L'uomo ne ha paura, dice Fratus, perché ogni albero in quanto vivo è un ''elemento instabile'', impossibile da controllare: ecco perché le aree verdi delle città sono spazi sempre più ristretti, mangiati dal cemento. Eppure, spiega ancora, gli alberi sono ''palestre dell'anima'', signori incontrastati di luoghi in cui ''possiamo venire ad alleggerirci, a sgrassare via il nero, l'ossessione, la furia''. Basta leggere queste pagine ricche di nomi e specie per comprendere quanto la Natura sia davvero l'emblema più rappresentativo della diversità, intesa come imperdibile ricchezza. Natura dunque come Madre misteriosa e autentica, un essere il cui respiro accoglie e mai respinge, capace di offrire all'uomo una possibile via per cercare la propria pace interiore.
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