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Tutti pazzi per Yves, quando il rapper è il frigorifero

Benoît Forgeard

Tutti pazzi per Yves, quando il rapper è il frigorifero

Su #iorestoinsala e IWonderfull la commedia digitale di Benoît Forgeard

ROMA, 06 febbraio 2021, 10:03

di Francesco Gallo

ANSACheck

La locandina del film Tutti pazzi per Yves - RIPRODUZIONE RISERVATA

La locandina del film Tutti pazzi per Yves - RIPRODUZIONE RISERVATA
La locandina del film Tutti pazzi per Yves - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Ho assistito a Los Angeles a un matrimonio tra una signora e un frigo". Questa battuta di 'Tutti pazzi per Yves' la dice lunga su questa commedia demenzial-futurista in salsa rap di Benoît Forgeard, presentata nell'ambito di #iorestoinsala e sulla piattaforma IWonderfull da Frankie Hi-Nrg Mc (che ha adattato la metrica originale del testo nella traduzione italiana).

Tutto inizia con la faccia semplice di Jerem (il comico William Lebghil), giovane rapper senza troppo talento che si ritira in una casa di periferia, quella della nonna, per comporre il suo primo disco dal titolo abbastanza esplicito: Suce.

Mentre è al lavoro, si fa per dire, arriva nella sua casa la bellissima So (Dora Tillier), che lavora per la startup Digital Cool e lo convince a provare Yves, un nuovo tipo di frigorifero dotato di Intelligenza Artificiale. Un frigorifero eccezionale, una sorta di Hal 9000 di Odissea nello spazio che non solo ordina il cibo, ti consiglia cosa mangiare e ti mette in contatto con il mondo esterno, ma soprattutto è capace di amicizia.

Un frigorifero, insomma, pieno di ghiaccio, ma capace di così calda empatia tanto da instaurare con Jerem non solo una forma di autentica amicizia, ma anche di sostenere il suo lavoro. Di fatto il rapper senza troppo talento in breve tempo, grazie a Yves, diventerà molto famoso.

Nel frattempo Jerem si innamora della bella So e cerca di vivere una storia con lei tra mille impacci e delusioni, ma non è il solo ad amarla, perché ormai il confine tra umano e digitale è diventato troppo sottile, almeno in 'Tutti pazzi per Yves'.

"A una conferenza sui robot nel 2012 - spiega il regista - il direttore della Aldebaran Robotics ha raccontato così il futuro: un guidatore torna a casa tardi da una festa, le palpebre si abbassano, la sua auto intelligente lo rileva, deduce che si sta addormentando. Senza preavviso, prende il controllo della macchina, accosta e avvisa una persona cara per dire quello che è successo. L'installazione di dispositivi intelligenti tra gli umani apre prospettive surrealiste. Vedremo persone che parlano con i loro pettini e una poltrona che, se occorre, diventa medico. La rivoluzione tecnologica certo può preoccuparci, ma ha un grande potenziale comico. E questa è la buona notizia del film".

E ancora Benoît Forgeard: "Volevo che l'azione si svolgesse al giorno d'oggi, anche se un dispositivo come il fribot, ovvero il frigo robot come Yves, non esiste ancora. Questo film - sottolinea - non parla tanto di intelligenza artificiale quanto del culto della performance, del miglioramento permanente di se stessi. Questo è il motivo per cui Yves arriva in un universo obsoleto, come è appunto la casa della nonna di Jerem, e diventa una volpe in un pollaio. Le Intelligenze artificiali, va detto, sono l'apoteosi del culto del progresso e temiamo che ci stiano sostituendo. Per questo ne ridiamo, ma anche per esorcizzare la paura di perdere il controllo della nostra vita". 

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