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'Il traditore' verdiano di Bellocchio

'Il traditore' verdiano di Bellocchio

A Cannes e in sala il film dedicato a Tommaso Buscetta

CANNES, 24 maggio 2019, 09:32

Francesco Gallo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 Mettere mano a un personaggio per certi versi cinematografico com'era Tommaso Buscetta (basti vedere le sue interviste a Michele Santoro) era un vero rischio che Marco Bellocchio si è preso con 'Il Traditore', unico film italiano in corsa in questa 72/a edizione del Festival di Cannes e in sala con 01 dal 23 maggio (giorno della ricorrenza della strage di Capaci).
    Un rischio cavalcato dal regista grazie alla superba interpretazione di Pierfrancesco Favino, come di tutto il cast, alla ricostruzione fedele dell'epoca, al rispetto e alla rivalutazione della lingua siciliana e, soprattutto, mettendo al centro di quest'opera la naturale teatralità, tragicità di questi personaggi degni di un'opera verdiana. Insomma si avverte la fascinazione che molto probabilmente Buscetta, il boss dei due mondi, "il fimminaro" per eccellenza, il mafioso vanitoso con tanto di etica rispetto al degenerato Totò Riina, ha avuto sul regista de 'I pugni in tasca'. Una fascinazione melodrammatica, come è per questi personaggi ammantati di grandi sentimenti e che sfidano ogni minuto la morte, che giustifica sia il 'Va pensiero' utilizzato da Bellocchio durante una sequenza, che il preludio del Macbeth di Verdi che riecheggia ben due volte a cui si aggiungono accenni di intermezzi operistici tra una scena e l'altra del film.
    Come in Buongiorno, notte, anche con Il traditore Bellocchio si misura con il racconto storico, appena colorato di macchietta, spezzoni di repertorio e concedendosi poche derive oniriche, ma piuttosto calcando la mano sull'andamento melodrammatico di Cosa nostra dove ogni cosa è tanto più vera quanto più è paradossale. Assistiamo così al rispettoso rapporto tra Buscetta e Falcone in cui si incontrano due etiche diverse; quella fedele allo stato di Falcone e Borsellino e quella alla vecchia mafia, anzi a Cosa Nostra che non faceva vittime tra i bambini e che non trafficava in droga, rispetto a quella degenerata di Riina. Tutto parte nei primi anni '80 in piena guerra di mafia.
    Buscetta, conosciuto come il "boss dei due mondi", fugge per nascondersi in Brasile e, da lontano, assiste impotente all'uccisione di due suoi figli e del fratello a Palermo; ora lui potrebbe essere il prossimo. Arrestato ed estradato in Italia dalla polizia brasiliana, Buscetta prende una decisione che cambierà tutto per la mafia: decide di incontrare il giudice Giovanni Falcone e di tradire l'eterno voto fatto a Cosa Nostra.
    Oltre a Favino (nel ruolo di Buscetta), troviamo nel cast: Maria Fernanda Candido (la moglie di Buscetta), Fabrizio Ferracane (Pippo Calò), Fausto Russo Alesi (Giovanni Falcone) e uno straordinario Luigi Lo Cascio (Totuccio Contorno) che recita in lingua palermitana.
    Frase cult del film una, molto bizantina, pronunciata dallo stesso Buscetta: "Io sono stato e resto un uomo d'onore. Per questo non mi considero un pentito".
   

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