(di Silvia Lambertucci)
"La malinconia è la mia allegrezza"
scriveva il grande Michelangelo in uno di quei suoi versi
bellissimi e struggenti che sembrano anticipare Baudelaire. E
proprio intorno alla disperazione creativa del genio fiorentino,
al tormento e all'estasi nei confronti del suo lavoro, prima
ancora che alla narrazione della vita e del contesto storico
della sua avventura umana, è costruito il film con il quale Sky,
in collaborazione con i Musei Vaticani, lo presenta dal 27
settembre al 3 ottobre al grande pubblico. Un'intera settimana
in sala, distribuito dalla Lucky Red in 300 copie, per poi
approdare in tv dal 2019.
Diretto da Emanuele Imbucci con Enrico Lo Verso e Ivano
Marescotti nei panni rispettivamente di Michelangelo e Vasari,
volti e voci narranti nel viaggio alla scoperta dei capolavori
di una vita, dal Tondo Doni al gigantesco David, dalla Pietà
alla Cappella Sistina, Michelangelo - L'infinito è un prodotto
"in tutto e per tutto pensato per il cinema", chiarisce Cosetta
Lagani che per il gruppo di Murdoch dirige la sezione film
d'arte e che in questo caso ha scritto il soggetto assumendone
la direzione artistica.
Di fatto l'ultimo nato di un progetto lanciato cinque anni fa
con diversi titoli di successo, sempre dedicati al patrimonio
d'arte, dalla collezione dei Musei Vaticani (primo titolo ad
approdare in sala nel 2014) fino a Caravaggio. L'obiettivo è
sempre lo stesso, avvicinare il grande pubblico a un settore
"colto" con l'aiuto di riprese in ultra definizione, fotografia
spettacolare, musica martellante, luci straordinarie, un
racconto sempre emotivamente coinvolgente.
I numeri, fa notare Lagani, hanno premiato lo sforzo: gli
spettatori sono aumentati del 600% in quattro anni. E ora ci si
aspetta sempre di più, tanto da prolungare per la prima volta la
programmazione in sala dai due, tre giorni degli esordi
all'intera settimana.
"Si entra nel racconto delle opere con gli occhi di
Michelangelo e di Vasari", apprezza per il Vaticano don Dario
Viganò, assessore della segreteria per la comunicazione, anche i
monologhi affidati ai due personaggi in scena, sottolinea, sono
"un adattamento fedelissimo" dei loro scritti. D'accordo con lui
la direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, che qualche
giorno fa ha presentato un'anteprima 'in loco', citando proprio
Il Tormento e l'estasi, il romanzo che Irving Stone dedicò alla
vita di Michelangelo, poi diventato un kolossal con Charlton
Heston nei panni dello scultore. "Ancora bellissimo il libro,
molto datato il film - commenta - mentre il Michelangelo -
L'Infinito è un film d'arte dei nostri tempi, fatto per i
millennials ma apprezzabile da tutti noi, anche per il grande
lavoro di tecnologia e le incredibili sequenze di ricostruzione
degli affreschi".
Tant'è, lo stesso sentimento viene sottolineato dal consulente
scientifico del film Vincenzo Farinella, che ha guidato la mano
dell'artista romano chiamato a riprodurre a favore delle
telecamere anche la Madonna del Perugino cancellata dalla
Sistina per fare spazio al Giudizio Universale.
Ambientato nei luoghi simbolo, a partire dalle scenografiche
cave di Carrara, il film racconta la produzione di Michelangelo
e il suo anelito di perfezione, accennando alle committenze
sempre più importanti che dalla Firenze dei Medici lo portarono
alla corte dei Papi, l'ammirazione del suo tempo e le invidie
dei colleghi, i progetti realizzati e quelli incompiuti, gli
anni della vecchiaia con la nevrosi creativa portata al limite e
l'accanimento sul tema della Pietà. "Un uomo di una complessità
meravigliosa, sempre alla ricerca della perfezione", sintetizza
Lo Verso raccontando l'emozione nell'affrontare la sfida del
ruolo. Un film che "è anch'esso un'opera d'arte", sottolinea
appassionato accanto a lui Marescotti, perfetto nel suo ruolo di
Vasari. La chiave, fa notare l'attore, è nel senso di stupore.
Un sentimento che è impossibile ignorare soprattutto nel
lungo piano sequenza dedicato alla volta della Sistina, che
oltre a indagare con l'occhio di una ripresa super ravvicinata
lo splendore dei corpi e dei volti nati dalla mano del
Buonarroti, riesce nella sfida di ricostruire (documenti
vaticani alla mano) il volto quattrocentesco dell'iconica
cappella: quella volta blu notte trapunta di stelle che la
rivoluzione michelangiolesca, nella sua meraviglia, ha
cancellato per sempre.
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