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Everett, con Oscar Wilde racconto l'orgoglio gay

Regista/attore a Roma per The Happy Prince, in sala dal 12/4

Più che una recitazione, quella di Rupert Everett nei panni di Oscar Wilde sembra essere una vera e propria reincarnazione-omaggio allo scrittore, aforista, poeta, drammaturgo e saggista irlandese, omosessuale dichiarato ante litteram. In 'The Happy Prince, L'ultimo ritratto di Oscar Wilde'', esordio alla regia di Everett, già passato fuori concorso alla Berlinale e ora in sala da giovedì 12 aprile in Italia in circa 150 con Vision Distribution, non s'indugia in sfumature di troppo, ma si va diritti nel raccontare la 'morte a Venezia' dell'autore di Dorian Gray, la sua prigionia, il periodo più nero dell'artista, il suo De Profundis. Una biopic questa già portata più volte a teatro e che ha una coproduzione italiana (la Palomar). "Wilde è stato il primo a portare avanti il movimento gay. La parola omosessualità è diventata tale solo dopo la sua morte - dice Everett -. Lo stesso movimento LGBT inizia in realtà con lui. Credo così che la sua storia sia attuale e possa dare l'opportunità, come è stato per me, di fare un confronto tra quello che accadeva agli omosessuali allora e quello che accade oggi". Nel film, già passato al Sundance, la sua prigionia (due anni di lavori forzati per omosessualità), la conversione al cattolicesimo e il suo esilio, senza troppi soldi, a Napoli e Parigi. E ancora la ricerca di una riconciliazione con la moglie Constance (Emily Watson) e il suo difficile rapporto con il giovane Lord Douglas che lo sprofonderà ancora di più nel disastro. Non mancano poi le sue eccentriche relazioni con ragazzi di strada interessati al suo denaro, ma anche parzialmente affascinati dalla sua figura. Nel cast anche Colin Firth, che ha co-prodotto il film, nel ruolo del giornalista e scrittore Reggie Turner, amico e sostenitore di Wilde, e l'attore irlandese Colin Morgan nei panni dello storico amante Lord Alfred Bruce Douglas, marchese di Queensberry, detto Bosie.
    "Sono sempre stato affascinato dalla tragedia finale della vita di Wilde perché trovo sia una storia romantica, una delle più belle di fine XIX secolo. Mostra la sua tragedia, la caduta e anche la sua follia così umana". E infine da Everett anche un parallelo con Cristo: "Oscar era un grande genio ma anche un grande essere umano. Una cosa che lo avvicina a Cristo. In più è stato crocifisso ed è rinato dopo la morte, proprio come Gesù". Per fare questo film, spiega l'attore inglese che sta girando a Cinecittà la serie tv Il nome della Rosa (sempre prodotto da Palomar e con Rai Cinema): "ho impiegato dieci anni solo per trovare i soldi, ma per me è stato anche un modo per restare nel mondo del cinema che mi aveva un po' messo da parte (dopo il suo coming out, ndr)".
    The Happy Prince è chiaramente ispirato a Morte a Venezia di Visconti: "Adoro questo film, è uno dei miei preferiti, come amo quelli di Franco Zeffirelli, suo ex assistente".
    Arriva poi da Everett, che sarà alla 40/ma edizione degli incontri Internazionali di Sorrento il 21 aprile, anche uno sfogo sulla situazione degli omosessuali nel mondo e in Italia: "Ancora oggi - dice - gli omosessuali vengono perseguitati in Russia, Cina e India e anche in Italia e Gran Bretagna la loro situazione non è affatto buona. In Italia c'è l'atteggiamento omofobo della Lega e, dopo 17 anni, anche Genova non sostiene più il gay pride. C'è insomma una rinnovata fobia contro gli omosessuali e rispetto a queste cose - conclude - bisogna essere vigilanti e attivi".
   

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