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Nell'Inferno di Hanks la malattia è l'umanità

Nell'Inferno di Hanks la malattia è l'umanità

In sala il mistery-thriller tratto dal bestseller di Dan Brown

ROMA, 17 ottobre 2016, 12:21

Francesco Gallo

ANSACheck

INFERNO - La locandina - RIPRODUZIONE RISERVATA

INFERNO - La locandina - RIPRODUZIONE RISERVATA
INFERNO - La locandina - RIPRODUZIONE RISERVATA

 "L'umanità è la malattia, l'Inferno è la cura". Questa una delle frasi chiave di 'Inferno' di Ron Howard, terzo sincopato capitolo della serie con protagonista il prof. Robert Langdon (Tom Hanks) nell'adattamento cinematografico del bestseller omonimo di Dan Brown (dopo Il Codice da Vinci e Angeli e Demoni). Una frase che dice molto di questo mistery-thriller in sala da giovedì 13 ottobre distribuito da Warner in 666 copie (numero satanico), perché l'umanità demoniaca, in questo caso, sta anche tutta nel numero: quasi otto miliardi di persone attualmente. Una cifra che rende la vita invivibile ora e ancora più demoniaca a breve.
    Così ci sta tutto che il cattivo di turno Bertrand Zobrist (Ben Foster), animato dalla sua fredda ragione (organo demoniaco per eccellenza), pensi bene di ridurre questo cancro con una peste 2.0 che sani il male alla radice. Miliardi di morti, ma anche una terra risanata. Come salvare allora l'umanità? Basta seguire gli esoterici indizi legati al personaggio e all'eredità di Dante, da Firenze a Venezia fino ad Istanbul. Ma il decifratore di simboli Langdon questa volta parte svantaggiato.
    Si sveglia infatti in un ospedale italiano, colpito da una temporanea amnesia (espediente sempre verde nel thriller da L'altro delitto di Branagh fino a Il club dei trentanove di Alfred Hitchcok), ma una giovane dottoressa, Sienna Brooks (Felicity Jones), non mancherà di aiutarlo, sia a recuperare la memoria che a liberarsi dai suoi incubi profetici, come a risolvere il mistero.
    Da qui inseguimenti al cardiopalma, con un Tom Hanks in versione Indiana Jones, con il tempo che scorre veloce verso la tragedia e, ovviamente, i molti misteri sparsi nella letteratura e nella pittura italiana perfetti per un film su un enigma da decrittare. E questo per un franchising collaudato, come quello della saga di Dan Brown, che si rivolge a un pubblico fidelizzato e attento, ma guarda anche ovviamente al botteghino.
    Frasi cult del film: quella della custode di Palazzo Vecchio che di fronte al prof. Langdon in evidente imbarazzo nel presentarle la sua troppo giovane dottoressa-assistente Sienna come nipote, dice: "In Italia non c'è bisogno di dire che è sua nipote". E ancora, "un minuto a mezzanotte", frase tormentone di Inferno, che ricorda come l'umanità è solo a un breve passo verso la sua estinzione.
   

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