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Una promessa di Patrice Leconte, amore è per sempre?

Una promessa di Patrice Leconte, amore è per sempre?

Il regista all'ANSA, ho voluto dare speranza

PARIGI, 01 ottobre 2014, 19:50

Tullio Giannotti

ANSACheck

Locandina di Una promessa - RIPRODUZIONE RISERVATA

Locandina di Una promessa - RIPRODUZIONE RISERVATA
Locandina di Una promessa - RIPRODUZIONE RISERVATA

      "Mi sono immerso in questo interrogativo: l'amore, anzi il desiderio, quello folle, carnale, possono resistere a tutto? Il romanzo di Zweig dice di no, è pessimista. Io ho voluto dare una speranza". Nel suo studio invaso dal sole, all'ultimo piano di un palazzo di Montparnasse, Patrice Leconte ripensa alla non trascurabile "infedeltà" del suo "Una Promessa" - dal 2 ottobre in 50 sale italiane con Officine Ubu e Mountflour - rispetto al romanzo ispiratore, "Viaggio nel passato" di Stefan Zweig. Una storia ambientata nella Germania prima della Grande Guerra, l'amore fatto di sguardi, sospiri e baci mai neppure tentati fra Charlotte (Rebecca Hall), giovane e bella moglie di un grande industriale dell'acciaio (Alan Rickman), e il rampante segretario Friedrich (Richard Madden). Un amore che non sboccia, anzi viene bruscamente interrotto da una missione di due anni in Messico. Due anni che diventano poi otto perché, alla vigilia dell'agognato ritorno di Friedrich (Charlotte nel frattempo è diventata vedova) scoppia la prima guerra mondiale. E dopo otto anni, cos'è l'amore? "Zweig è pessimista - spiega Leconte - i due si rivedono e sono due estranei. Io ho seguito questa linea.
    Ma ho voluto dare qualche secondo di speranza".
    Un regista francese che ama saltare da un genere all'altro, dal comico-commedia della serie dei "Bronzés", un culto del genere in Francia, a "Il marito della parrucchiera", e che decide di girare un film romantico, in costume, e in inglese, con tutti attori anglosassoni: "Me lo sono chiesto - spiega - ma girare un film ambientato in Germania prima della guerra e farlo in francese mi sembrava assurdo. L'inglese si presta, è fantastico, ormai è la lingua universale". E gli attori? "Ho lavorato con alcuni fra i migliori francesi - dice - e, senza nulla togliere ai miei connazionali, il livello di professionalità è diverso. Mai uno scivolone, copione memorizzato da tutti... insomma, un piacere".
    L'avevano messo in guardia dal presunto "caratteraccio" di Rickman (il Severus Piton della saga di Harry Potter): "E' nato un rapporto fantastico con lui - dice Leconte - alla fine abbiamo fatto una piccola festa, lui mi ha abbracciato e mi ha detto: 'mi hai restituito la voglia di fare cinema'. Non lo dimentico mai".
    Quarant'anni di carriera, decine di film alle spalle, almeno uno sempre in preparazione: "Anche stavolta sto per cambiare di nuovo genere - annuncia - uscirà per Natale 'Un'ora di tranquillità', una pura commedia con Christian Clavier e Carole Bouquet". Ma qual è, allora, lo stile inconfondibile di Patrice Leconte? "Se vedo Bergman, Fellini, Hitchkock, riconosco il film anche alla cieca - dice - io no, non ho un marchio inconfondibile". E il cinema italiano, i suoi film, i suoi attori? Li farebbe recitare come ha fatto con i colleghi inglesi? "Da voi il problema è simile alla Francia, alcuni film vanno anche bene, ma non si esportano all'estero. A parte qualche eccezione, come 'La grande bellezza', che mi ha commosso. Gli attori italiani? Certo, ricordo quando girai 'Il marito della parrucchiera' con Anna Galiena, e sceglierei ancora lei, bellissima e bravissima. Ma nessuno mi farà mai dimenticare Marcello Mastroianni e quegli anni, l'età dell'oro del nostro cinema".

Ecco la scheda del film:
   

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