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Amendola, Nero a metà 2, Guerrieri ci somiglia

Dal 10/9 su Rai1

(ANSA) - ROMA, 27 AGO -"In questa serie si mescola azione e vita privata, le storie si ispirano alla realtà. Di questo ispettore amo la fallibilità, che fa parte dell'umanità ma riesce a capire il mondo che lo circonda e a risolvere i casi. Mi piace come si rapporta con le persone e il fatto che sia un uomo che sbaglia. La sua difficoltà nell'ammettere gli errori e le bugie che ha detto nella vita, perché ci somiglia. È un po' come siamo tutti noi e poi è fumantino ma ironico". Claudio Amendola torna a vestire i panni dell'ispettore Carlo Guerrieri nella seconda stagione della fortunata serie Nero a Metà, di Marco Pontecorvo, che apre la stagione delle fiction Rai, in onda sull'ammiraglia del servizio pubblico dal 10 settembre in prima serata. E lo fa ricorrendo come sempre all'istinto e alla concretezza. Al suo fianco ritroviamo Malik Soprani (Miguel Gobbo Diaz), l'ambizioso poliziotto nero fresco di promozione "Questa sua precisione e il suo modus operandi mi fanno ogni tanto girare le scatole, non il fatto che sia nero", precisa Amendola). Una coppia formidabile nelle indagini, affiatata e vincente anche se in perenne attrito. La nuova stagione si apre con un caso complesso: viene rubato un cuore per un trapianto ma la storia s'intreccia con le indagini su un giovane poliziotto che viene investito durante la fuga dei banditi. La madre Nicole Grimaudo, anche lei poliziotta, chiede giustizia: il caso viene sviluppato in tutti gli episodi, con inevitabili colpi di scena. Nel cast, tra gli altri, Antonia Liskova, Fortunato Cerlino, Caterina Shula, Alessandro Sperduti, Margherita Vicario, Alessia Barela, Rosa Diletta Rossi e Angela Finocchiaro. New entry Claudia Vismara ed Eugenio Franceschini. Radicata nell'orizzonte multiforme della Roma di oggi, la seconda stagione di Nero a metà esplora il tema della diversità. Puntata dopo puntata, caso dopo caso, ne mette in scena i punti di vista contrapposti, attraversa gli ambienti multietnici più depressi dove la convivenza è difficile e le tensioni identitarie risultano spesso esplosive. "Trattiamo in ogni caso di puntata tanti temi dall'intolleranza al bullismo, alla violenza domestica". Come sempre al centro del racconto c'è il rapporto di amore-insofferenza con Malik ma fa parte del gioco è una dinamica che funziona". Una coproduzione Rai Fiction Cattleya con la collaborazione di Netflix. La serie, conferma Pontecorvo, avrà una terza stagione. Amendola fa notare: "il prossimo anno festeggio 40 anni di lavoro, preferisco dire lavoro e non carriera, ho fatto di tutto molto cinema e tanta televisione, mi manca il teatro lo ammetto. Alla tv devo moltissimo del mio successo. Non ho mai considerato la televisione una seconda scelta. Ho iniziato con Storia d'amore e di amicizia, una volta si chiamavano sceneggiati, poi fiction adesso serie e chissà come si chiameranno le prossime. Non mi sono sentito costretto, sono una persona libera: non vado alle cene, ai premi, alle prime. Se c'è un film che mi interessa, me lo vado a vedere al cinema alle 3 del pomeriggio". Rispondendo alle domande dei cronisti Amendola affronta anche la situazione attuale riguardo l'emergenza covid: "Occorrerà avere pazienza, seguire ancora le norme di sicurezza. Non mi sento di demonizzare nessuno. Io sono andato in vacanza in una piccola casa in Trentino lontano dalle discoteche. Ma perché sono un uomo di 60 anni e non ho più voglia di andare in discoteca dove andavo a 20-30 anni. Però, che adesso la Costa Smeralda sia diventata la Wuhan di febbraio mi sembra un po' eccessivo. E trovo anche sbagliato ciurlare nel manico. Ci vuole un po' di responsabilità. Quando sono rientrato è andato mio figlio in Trentino, che a sua volta è appena tornato pochi giorni fa con la sua ragazza, di sua volontà si è andato a fare il tampone, per sicurezza, non sapendo chi poteva aver incontrato". Infine un riferimento alla sua amata città di origine: "C'è un' enorme indecisione a Roma. In questo momento non saprei cosa fare, chi votare, se si andasse al voto domani non ci andrei, per la prima volta da quando ho 18 anni", ammette l'attore. "Credo che la città sia a un punto cruciale. Se noi cittadini non cominciamo ad avere una consapevolezza che manca poco al punto di non ritorno, è la fine. Il Covid è stato un peggioramento enorme, sotto casa mia l'erba aveva ricoperto i sampietrini. Ma questa città se la chiamano 'eterna' è perché si risolleverà sempre. Quindi occorre sperare nel meglio, le cose possono, devono cambiare, ci vuole la persona adatta" 

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