(di Francesco De Filippo)
(ANSA) - TRIESTE, 17 GEN - Un libro in cerca della verità, un
altro che invece ritiene che la verità si sappia ma che questo
non trascinerà i responsabili in Tribunale. Giulio Regeni,
quattro anni dopo la scomparsa (25 gennaio 2016), è ancora un
caso-mistero ma intanto escono due libri: il primo scritto dai
genitori Paola Deffendi e Claudio Regeni con il loro avvocato
Alessandra Ballerini - "Giulio fa cose" (Feltrinelli, in
libreria il 23 gennaio), il secondo da un navigato giornalista,
Camillo Arcuri - "Ricatto di Stato" per la Castelvecchi (sempre
il 23 gennaio), che aveva già pubblicato "Morire al Cairo" nello
stesso 2016, scritto da Antonella Beccaria e Gigi Marcucci.
I genitori dello studioso friulano - che appariranno in
televisione domenica 19 gennaio alla trasmissione di Fabio Fazio
'Che tempo che fa' (in onda dalle 21 su Rai2) - nel volume
ricostruiscono questi ultimi 4 anni della loro vita, un periodo
di strenue battaglie per ottenere la verità e la giustizia sulla
morte del figlio, una battaglia che riguarda tutti perché nel
rapimento, nelle torture e nell'uccisione di Giulio Regeni la
ragion di Stato sembra aver messo a tacere la giustizia. Paola e
Claudio chiedono "una verità processuale" sulle torture, i
depistaggi, i mandanti e gli esecutori, convinti che "su Giulio
sono stati violati tutti i diritti umani, compreso il diritto di
tutti noi ad avere verità". I genitori ritengono che nel
silenzio della politica gli egiziani abbiano "ucciso cinque
innocenti, inventato storie incredibili, falsificato documenti
per allontanare i sospetti dai loro apparati" ma la Procura di
Roma ha tuttavia individuato e messo sotto inchiesta 5
funzionari della Nsa, i servizi segreti del Cairo. Però, i
genitori hanno dalla loro parte la cosiddetta 'onda gialla' che
ha letteralmente investito l'Italia con striscioni, bracciali,
testimonianze di attenzione di ogni tipo.
Anche Arcuri parla dei cinque esponenti dei servizi segreti e
si spinge fino a individuare in un conflitto tra gli apparati
civili e quelli militari la ragione della sua morte. Secondo il
giornalista sarebbero stati i servizi civili a sequestrare
Giulio e, accortisi di non aver preso una spia o una persona
pericolosa, di averlo consegnato ai 'colleghi' del settore
militare. Sarebbero stati questi a ucciderlo. Mentre il
ritrovamento del corpo sarebbe stato uno sgarbo che uno degli
apparati avrebbe fatto all'altro visto che sarebbe stato facile
farne perdere le tracce, come è accaduto per tanti che sono
spariti nel nulla. Il giornalista fa ancora un passo in avanti:
cosa fare? La verità storica raggiunta dalla Procura di Roma
probabilmente non si convertirà in una verità giudiziaria poiché
le autorità egiziano non consegneranno mai i cinque indagati e
armi spuntate appaiono pure la possibilità di ricorrere all'Aja
o alla Corte dei diritti umani di Strasburgo.
Arcuri sottolinea anche la forza della lobby egiziana che
opera all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti
umani che, paradosso nel dolore, ha ottenuto che la brutale
dittatura di al-Sisi venisse classificata rispettosa dei
detenuti. Incredibile ma vero: perfino più rispettosa di paesi
davvero civili come la Svezia. (ANSA).