In ''Un nemico del popolo''
Henrik Ibsen, scrivendo nel 1882, con la sensibilità preveggente
e l'incisività dell'autore di ''Casa di bambola'', aveva già
messo tutto con estrema chiarezza, dall'egoismo del ceto medio
piccolo borghese al popolo sempre pronto a dar ragione
all'ultimo che parla adulandolo, senza proporgli novità, dalla
solitudine di chi ha ragione e va contro la maggioranza, agli
interessi della politica, il tutto legato a un problema sociale
di ecologia e sanità. Sono cose che oggi risuonano familiari
agli spettatori della lettura che ne dà Massimo Popolizio, nuova
produzione del Teatro di Roma all'Argentina sino al 28 aprile.
Non a caso questo testo che sta avendo un momento di grande
fortuna in Europa. Popolizio ha scelto un finale meno negativo e
pessimista, più fedele all'originale, come a indicare che nel
nostro paese ognuno anche singolarmente deve cominciare a darsi
da fare se si vuole pian piano qualcosa cambi, se si vuole
pensare a costruire un vero futuro.
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