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Il Piccolo apre con Donnellan e entra al Cenacolo

Bilancio stagione, 300 mila spettatori, pieno al 97%

Quando rappresenti per 42 repliche uno spettacolo impegnativo come 'Freud o l'interpretazione dei sogni' e porti a teatro 40mila persone, e per il resto dell'anno riempi le sale con una media del 97% e un totale di 300mila spettatori, puoi ben dire che quella delle lunghe teniture sia una strada che vale la pena di percorrere, anche per un senso di responsabilità perché "i teatri stabili hanno il dovere di non trasformarsi in una compagnia di giro", come dice il direttore del Piccolo Sergio Escobar, presentando la stagione 2018/19. "Responsabilità" è una parola che torna più volte a punteggiare le novità in scena, tutte chiamate a "reinterpretare l'idea di un teatro d'arte per tutti" e a "ritrovare il senso profondo del valore della parola, cui corrisponde un racconto della realtà condiviso". Non a caso il manifesto del cartellone del prossimo anno è un disegno di Emilio Isgrò dal titolo 'La scoperta delle parole'. Responsabilità è anche il rapporto con la contemporaneità e con l'internazionalità, che accomuna il Piccolo alla sua città: "le città hanno un loro spirito ma devono adattarsi ai tempi e voi - dice il sindaco di Milano Giuseppe Sala ai vertici del Piccolo, ospiti a Palazzo Marino - lo state facendo: Milano vuole essere la vera città internazionale italiana e voi avete veramente la capacità di essere teatro d'Europa, del mondo". Non a caso la stagione - 17 spettacoli prodotti dal Piccolo, di cui sette nuovi e dieci riprese - si apre con l'inglese Declan Donnellan, che per la sua prima produzione al Piccolo e in Italia ha scelto di portare in scena - con un cast italiano under 30 - 'La tragedia del vendicatore' di Thomas Middleton. "E' un'opera sulla politica corrotta e su un mondo corrotto dal consumismo, è un'opera sull'oggi ma era vero anche nel 1604" dice Donnellan, invitando a "smettere di fingere e iniziare a recitare". Se "fare teatro è mentire con il consenso delle persone cui menti", "l'artista non deve mai dire la verità - sottolinea il regista - perché non sappiamo cosa sia: lasciamola ai politici e ai preti, che la sanno dire bene. Noi attori creiamo un'illusione al meglio delle nostre possibilità". Ecco di nuovo un teatro che "riporta la responsabilità a me stesso", come quello del 'Cuore di cane' di Bulgakov diretto da Giorgio Sangati nella versione per la scena firmata da Stefano Massini o della rilettura del racconto di Ulisse, 'Nel tempo degli dei', di Marco Paolini o del testo di Juan Mayorga, 'Il ragazzo dell'ultimo banco' diretto da Jacopo Gassmann. A settembre poi il Piccolo entrerà eccezionalmente nel Cenacolo Vinciano con due recite di 'Il miracolo della cena', un progetto interpretato da Sonia Bergamasco in omaggio a Fernanda Wittgens, alla quale si deve la sopravvivenza del capolavoro di Leonardo. "E' la prima volta - sottolinea Escobar - che la prosa entra al Cenacolo". Altro progetto condiviso, quello con la Scala e con Milano Musica, dedicato a Beckett-Kurtág, in occasione dello spettacolo Finale di partita, nella produzione di Glauco Mauri e Roberto Sturno, e della prima assoluta di Fin de partie di György Kurtág al Piermarini. Le ospitalità internazionali, con 7 titoli, di cui 6 prime nazionali, vanno da 'Le stagioni russe in Italia' a The Repetition Historie(s) du théâtre (I) del regista svizzero Milo Rau. Trentadue sono invece gli spettacoli ospiti - metà di compagnie private - con i protagonisti della scena italiana. Tra questi la nuova produzione 'Dio ride' di Moni Ovadia, 'Avevo un bel pallone rosso' con la regia di Carmelo Rifici, 'Concerto per Amleto' con Fabrizio Gifuni, in collaborazione con l'Orchestra Verdi, la nuova produzione de 'I giganti della montagna' di Gabriele Lavia, Silvio Orlando in 'Si nota all'imbrunire' di Lucia Calamaro, il ritorno di Pippo Delbono con 'La gioia', 'Ragazzi di vita', drammaturgia di Emanuele Trevi da Pasolini, diretto da Massimo Popolizio e 'La scortecata', il nuovo spettacolo di Emma Dante.
   

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