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W i Momix e questa volta è Forever

Roma da 17/10. Pendleton, Usa? Non sappiamo davvero chi governa

"Un'idea non sai mai quando arriverà. Specialmente dopo tre bicchieri di champagne". Carismatico, eclettico e inarrestabile, quasi quanto le sue stesse creazioni, così Moses Pendleton, ovvero Mister Momix, il fondatore della compagnia americana di ballerini/illusionisti più famosa al mondo, racconta a ''modo suo'' quel momento per molti sacro che è l'intuizione artistica. ''Eravamo in Colorado - dice - io e Cynthia (Queen, co-direttore artistico della compagnia ndr). Avevamo bevuto tre bicchieri. E continuavamo a fissare delle luci di Natale fuori dalla finestra dell'albergo''. Ne è nata Light Reigns, una delle tre nuove coreografie di ''W Momix Forever'', spettacolo che festeggia il traguardo dei 35 anni in scena del gruppo, dal 17 ottobre al 5 novembre al Teatro Olimpico di Roma, per la stagione dell'Accademia Filarmonica Romana, e poi in tournée tra San Donà di Piave (VE), Rovigo, Genova e Bologna.

''Non siamo noi che abbiamo scelto l'Italia. E' stata l'Italia a scegliere noi'', sorride Pendleton, ricordando quel primissimo debutto con la sua compagnia a Milano, il 10 giugno 1980. ''Inventore di un genere? - riflette - Forse fra 100 anni potrò rispondere''. Intanto, suggerisce, da domani si potranno scoprire o ricordare alcuni dei pezzi storici dei Momix, dagli oggetti cosmici che fluttuano nel mare lunare di SunFlower Moon, alla scoperta della natura più profonda di Bothanica, i misteri di Alchemy fino al mondo onirico e surreale di Opus Cactus, cui si aggiungono ora le nuove Light Reigns (in inglese, gioco di parole tra ''la luce regna'' e ''piove in modo leggero''), Paper Trails (''un pezzo che parla di nozze, con una gigantesca sposa finale che diventa cascata d'acqua'') e Daddy Long Leg (ancora un doppio senso, tra ''papà dalle gambe lunghe'' e un tipo di zanzara). ''Abbiamo scelto i pezzi in modo che costruissero un flusso - spiega Pendleton - In realtà anche quelli 'vecchi' sono nuovi perché interpretati da nuovi ballerini. Come Seah (Hagan): ha appena 18 anni, è qui per la prima volta, non ha mai provato il jet lag e ha comprato tantissime guide per scoprire la città. O Jason (Williams) che ora balla Table Tak in maniera quasi istericamente buffa. Ogni volta che rimontiamo i pezzi impariamo qualcosa di nuovo - spiega - In sala, usiamo la musica per smantellare i timori dei nostri ballerini. Perché gli esseri umani tendono a crearsi un guscio. E la musica è un po' un elettroshock''.

Ma Pendleton, che ha intriso le sue coreografie di messaggi a difesa dell'ambiente, cosa pensa dell'attuale politica nel proprio paese? ''Non ho votato ne' per Hillary, ne' per Trump, ma per Watson - dice riferendosi al supercomputer Ibm - La politica negli Stati Uniti oggi è essere determinati. In realtà, non sappiamo veramente chi governa il paese. C'è stato un gran sollevamento di forze e uno scisma fra chi va con il flusso della presidenza e chi è contro. C'è una grande confusione su quale sia il sistema sotto il quale dovremmo vivere, ma vale anche per l'Italia, la Norvegia o la Cina. Ma è anche vero - conclude - che quando c'è un movimento 'contro' qualcosa, come adesso nel mio paese, c'è anche una grande esplosione di nuova arte. Perché l'arte è una fuga dalla realtà. Io stesso, forse, avrei fatto parte del 'sistema' se non ci fosse stata la guerra in Vietnam''.

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