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Torna l'ultimo Ronconi, 'Lehman Trilogy'

Torna l'ultimo Ronconi, 'Lehman Trilogy'

Massini racconta un secolo di trasformazioni mondo della finanza

ROMA, 27 novembre 2016, 14:18

Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'ultima sfida, l'ultimo grande spettacolo di Luca Ronconi, dopo il successo al Piccolo Teatro di Milano dove debuttò l'anno scorso con la scomparsa del regista proprio durante le repliche, ''Lehman Trilogy'' di Stefano Massini, inizia una tournee per il secondo anno partendo dall'Argentina a Roma, dove resta sino al 18 dicembre, diviso nelle due parti che si alternano nei giorni della settimana e che vengono proposte di seguito il sabato e la domenica. Sfida perché come sempre Ronconi predilige testi lunghi e non teatrali per riuscire a renderli invece spettacolo, teatro con la sola forza dei suoi attori, della recitazione, di un ritmo e un gioco scenico senza orpelli. Qui si racconta oltre un secolo di storia dei Leheman Brothers che sbarcano a New York nella prima metà dell'Ottocento, ebrei provenienti da una cittadina della Baviera in Germania, e passano indenni, anzi sapendo approfittarne, attraverso la guerra di secessione americana, la crisi del 1929, e diventeranno tra alti e bassi una delle banche finaziarie più rilevanti degli Stati Uniti sino al tragico crollo e chiusura nel 2008, momento emblematico e rivelatore della attuale crisi economica internazionale. Lo si racconta appunto, con gli attori che parlano di se stessi in terza persona, anche se ogni tanto passano alla prima, e hanno solo molto raramente non un dialogo, ma un breve scambio di battute. Prende vita in questo modo il rapporto tra i tre fratelli Heyum divenuto in America Henry, Mendel divenuto Emanuel che lo raggiunge dopo qualche anno e infine il minore Mayer, ma la loro vicenda imprenditoriale si intreccia con la storia degli Usa e la trasformazione del mondo della finanza. In una cittadina del Sud, Montgomery nella povera Alabama, da un negozio di abiti e tessuti si passa a commerciare cotone grezzo e poi a farlo da intermediari tra piantatori e industrie tessili, aprendo un ufficio a New York. Poi si diventa banca di investimenti per ricostruire il sud dopo la guerra persa con i nordisti, e dal trattare e trasformare in soldi cose concrete, si passa a guadagnare trattando obbligazioni (per partecipare al boom delle nuove linee ferroviarie) e azioni nella nascente Borsa di Wall Street, quando prende in mano l'azienda Philip Lehman, figlio di Emanuel che ha una visione più moderna e larga, internazionale, e costruirà poi un tandem col cugino Herbert, figlio di Mayer, che si da alla politica e diventerà sindaco di New York. Infine arriveranno i nipoti e il gioco finanziario si farà sempre più astratto, per arrivare alla catastrofe delle scatole cinesi dei mutui subprime. Lo spettacolo, esemplare e nitido, mette in scena tutto questo, legandolo appunto a vicende umane, a rapporti famigliari, a nozze e figli, così da acquistare una sua forza espressiva anche se la forma narrativa è un po' quella dell'oratorio, un oratorio laico dalle ascendenze brechtiane, ma non didascalico e moralista, solo esplicativo tra tensioni drammatiche e momenti esistenziali più lievi, il tutto con un filo umoristico che arriva in superficie, nel disegnare la degenerazione di un sistema nell'arco di oltre un secolo, tutto senza colori, diremmo in bianco e nero nella scena astratta e essenziale nei movimenti di sedie e insegne (gli unici arredi) di Marco Rossi e i costumi di Gianluca Sbicca, coadiuvati dalle luci di Weissbard, con un risultato di eleganza sobria e di concentrazione sui personaggi, sugli attori, sulle parole. Un gruppo di interpreti forgiati da Ronconi nel suo gioco di dizione e espressività tutti di altissima qualità a cominciare da quelli con ormai una storia ronconiana alle spalle come Massimo Popolizio, Fabrizio Gifuni e Massimo De Francovich, più Paolo Pierobon, Fabrizio Falco e molti altri, sino a Martin Chishimba e le due donne, Francesca Ciocchetti e Laila Fernadez. ''Lehman Trilogy'' è appunto scritta in tre parti e messa in scena in due: ''Tre fratelli'', che racconta l'ottocento e dura due ore e mezza, e ''Padri e figli'' più ''L'immortale'' che dai primi anni del Novecento arriva sino a noi e dura un po' meno di due ore.

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