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Popolizio, in scena "Ragazzi di vita"

Popolizio, in scena "Ragazzi di vita"

"Uno spartito emotivo sull'impossibilità di essere felici"

ROMA, 22 ottobre 2016, 18:37

Redazione ANSA

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Il Riccetto, Agnolo, il Begalone, Alvaro, il Caciotta e così via sono i 'Ragazzi di vita' di Pier Paolo Pasolini, che parlano quella "mimesi linguistica da lui creata sul romanesco per aderire a quella realtà", come ha detto Dacia Maraini, ricordando che rappresentano il mondo ormai scomparso delle borgate, giovani di un sottoproletariato che però sta tornando, con l'ampliarsi della forbice tra ricchi e poveri. Lo spettacolo che dal romanzo del 1955 ha costruito Massimo Popolizio e che debutta il 26 ottobre al Teatro Argentina di Roma, con la drammaturgia di Emanuele Trevi e con Lino Guanciale e altri 18 attori, ci dimostra così che quei ragazzi ci parlano ancora oggi in modo diretto e vivo.
    "Agli altri attori ho sempre detto di pensare che quel che dicevano fosse scritto in versi, per scoprirne la scansione intima, il ritmo che corrisponde a uno spartito emotivo basato sulla lingua, che va adattata alle figure degli interpreti (non i personaggi), perché l'attore è innanzitutto corpo" spiega Popolizio.
   

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