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Monticchiello non è paese per giovani

Monticchiello non è paese per giovani

In piazza il Teatro Povero racconta crisi di una comunità

MONTICCHIELLO (Si), 01 agosto 2015, 13:35

Redazione ANSA

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(ANSA) - MONTICCHIELLO (Si), 1 AGO -Gli abitanti ''residenti in zona marginale'', privati dei servizi essenziali, tagliati fuori dal mondo, come rischiano di divenire quelli di Monticchiello, piccolissimo paesino medioevale vicino Pienza (Si), denunciano la loro possibile perdita di dignità e identità, diventando cittadini di serie B, isolati e dimenticati, con i giovani che appena possono se ne vanno e i vecchi abbandonati a se stessi. Lo fanno, come fanno da 49 anni, attraverso il teatro, recitando in piazza come ogni estate, tutte le sere sino a Ferragosto, loro stessi le proprie storie, che questa volta hanno intitolato ''Il paese che manca'', realizzandole con l'aiuto, la scrittura e la regia di Andrea Cresti, che è uno di loro, anima da molti anni del cosiddetto ''Teatro povero''. Nella storia della lunga resistenza alla sopravvivenza di Monticchiello attraverso il suo teatro, certi temi, certe paure ritornano negli anni, il potere magari cambia ma le leggi economiche sono sempre le stesse e la crisi le ha inasprite, così ecco che in questo ''Il paese che manca'' si trova qualcosa di ''Quota 300'', spettacolo del 1999 sul tema attualissimo della razionalizzazione dell'impiego delle risorse secondo rigidi criteri di economicità, al punto che, al di sotto di determinate soglie, non si devono più rogare anche i servizi più essenziali e,al limite, mantenere in vita comunità troppo esigue. Il pretesto attorno a cui ruota lo spettacolo, con gli interventi di vecchi e giovani, di chi è sfiduciato e pessimista e di chi vuole continuare a sperare nel futuro, è la festa di compleanno dei vent'anni dell'unico ragazzo rimasto in paese, Gigino mentre recita, ma in realtà Jacopo Balbi che si è ritrovato protagonista di un lavoro che, comunque, risulta sempre molto corale e costruito in bilico tra il passato contadino, duro ma pieno di speranza e in contatto con la natura e fatto di solidarietà tra tutti (qui ne parlano due comari mentre impastano la farina per i dolci della festa), e le incertezze d'oggi, con i valori che cambiano, i rapporti che si disgregano, i telefonini sempre in mano ai più giovani, che parlano solo di esperienze fatte o progetti da realizzare lontano, magari all'estero. Un piccolo paese come Monticchiello, dove tra un mese verrà chiuso l'Ufficio Postale che già era aperto solo due mezze giornate la settimana, non è un paese per giovani, quindi, non offre né presente né futuro, ma non è nemmeno un paese per vecchi: è un non paese in cui ci si sente dire, come recita la battuta finale, ''Non siete, non siete, non siete'', anche se poi segue un'ultima scena con i tappi che saltano e il brindisi per Gigino, che non si sa se resterà o partirà anche lui, se si fa festa nel segno della speranza o se si beve a un nuovo, ultimo addio, anche se tra i paesani si aggira un giocattolaio, quasi un fantasma, un misterioso artigiano che costruisce i suoi oggetti col legno ed è sempre pronto ad aiutare chi ha bisogno, come era una volta.

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