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Eduardo De Filippo, il ricordo del figlio Luca

Luca De Filippo, 66 anni, 58 dei quali di palcoscenico, misurato nelle parole, schivo da sempre con la stampa, parla di Eduardo a 30 anni dalla sua scomparsa (il 31 ottobre). Non dice mai 'mio padre'. Parla di lui chiamandolo Eduardo, proprio come tutti gli italiani fanno ancora tralasciando il cognome, perché continua ad essere uno di casa, quando vai a teatro a vedere le sue opere ancora così straordinarie o aspetti in tv di rivedere ancora una volta Natale in casa Cupiello. Un legame speciale con il pubblico che si ripeterà il 2 novembre su Rai1 con la diretta dal San Ferdinando di Napoli della commedia Le voci di dentro, scritta da Eduardo nel 1948 e riproposta da Toni Servillo con la regia televisiva di Paolo Sorrentino. O con la maratona che gli dedica Rai5 in questi giorni. "Sono stato bravo a tenere sempre le cose separate: Eduardo maestro e Eduardo padre. Come maestro l'ho sempre rispettato come si deve a chi ti sta dando insegnamenti, come padre l'ho sempre messo in discussione.

E lui e' stato bravo altrettanto: un conto come mi trattava in teatro, un conto a casa", dice in un'intervista all'ANSA. Sulla pagina facebook intitolata a Luca De Filippo si legge in apertura questa frase: "Non ha avuto privilegi Luca, ha fatto la gavetta come tanti giovani ma ce l'ha fatta", firmato Eduardo. "Si, è vero, l'ha detta, ma la pagina non è mia, è di un ragazzo che mi ammira". Il rapporto con il padre è lì, un nodo. Ma la sua vita di attore, regista, produttore, fondatore di una compagnia con il suo nome è lì a mostrare dopo tutti questi anni (dall'80 in cui Eduardo si ritiro') qual è la sua bussola. "Ancora oggi continuano a chiedere i diritti di rappresentazione delle commedie di Eduardo, io ne sono felice, sono attento che siano sempre presenti sui palcoscenici italiani anno dopo anno, ma anche che non se ne rappresentino più di due l'anno e sempre diverse per non inflazionarle", dice raccontando la sua 'missione' ("no no, non esageriamo") di custode del patrimonio paterno.

Eduardo ancora oggi è così amato e così attuale. "Acquaiuolo, l'acqua è fresca? - scherza Luca - non lo devo dire io, perché posso solo dire che quando escono dal teatro sono contenti, sentono di non aver sprecato una serata e poi forse Eduardo è sempre stato molto attento al sociale, ai rapporti interfarmiliari, alle dinamiche domestiche, tutte cose attuali ancora oggi, specie quelle più critiche e pessimiste contenute da Le voci di dentro in poi. E pensare che fino a Napoli milionaria Eduardo aveva espresso un inno di speranza, quell'add'a passa' a 'nuttata''. Ma come, non era fatalismo? "Dipende da come lo si recita, può essere anche un impeto molto determinato: adda' passa'!". Il colloquio con De Filippo, di frase storica in frase storica passa al 'fuitevenne', fuggite, tanto criticato. "Fu estrapolato dal contesto, riguardava la situazione teatrale a Napoli, anche se certo l'attualità di quel 'scappatevene' detta ai giovani c'è ancora". E Eduardo oggi cosa avrebbe detto a quest'Italia? "Non lo so, ma sono certo che un contributo l'avrebbe dato dal suo forte senso morale". Sulle varie iniziative, anche spontanee, in questi giorni nel nome di Eduardo, il figlio dice: "Provo una grande gioia e anche orgoglio. Deve aver fatto proprio un bel lavoro per essere così a lungo ricordato".

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