(di Alessandra Baldini)
Dopo 13 anni sotto il giogo del
"padre padrone", Britney Spears dice la sua in aula sotto gli
occhi puntati di tutto il mondo e dei fan che fuori dalla corte
reclamano la sua "liberazione". L'udienza in formato virtuale
nella Stanley Mosk Courthouse e' in programma alle 13:30 (ora di
Los Angeles) ma il New York Times ha anticipato il pensiero pop
star pubblicando documenti legali da cui emerge l'insofferenza
della quasi quarantenne diva per il rigido sistema di controllo
esercitato dal padre Jamie su ogni aspetto della sua vita: dagli
uomini con cui si e' accompagnata al colore degli armadietti
della sua cucina.
Mentre Britney guadagnava milioni di dollari con i concerti a
Las Vegas Jamie le autorizzava una "paghetta" da duemila dollari
a settimana chiedendo di verificare ogni minima spesa, ha
appreso il New York Times. Britney non ha mai chiesto
formalmente finora di revocare la "custodianship" esercitata dal
padre come reclamano i suoi fan in tutto il mondo riuniti nel
movimento #FreeBritney, ma gia' nel 2014, riporta il Times,
aveva espresso il suo malessere per l'istituto legale usato di
solito per anziani e persone non piu' in grado di intendere di
volere e i cui lati oscuri sono stati esplorati nel film
candidato agli ultimi Oscar "I Care a Lot".
La richiesta di apparire in corte senza filtri, sia pure in
formato virtuale, risale allo scorso aprile. Britney ha parlato
in tribunale solo una volta, nel maggio 2019, ma la deposizione
allora fu a porte chiuse e non emersero particolari. Quello
stesso anno la Spears aveva fatto informato la corte di essersi
sentita costretta a ricoverarsi in un centro per la salute
mentale e a salire contro la sua volonta' sul palcoscenico
quando aveva la febbre a 40. Aveva detto anche di aver pensato
al ritiro dalle scene, ma di non poter prendere una decisione
autonoma perche' vincolata dalla "conservatorship".
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