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Scala, sarà Prima rivoluzionaria

Scala, sarà Prima rivoluzionaria

Sul palco Anna Netrebko e il marito Yusuf Eyvazov

MILANO, 29 novembre 2017, 19:35

Francesco Brancati

ANSACheck

Andrea Chenier Scala - RIPRODUZIONE RISERVATA

Andrea Chenier Scala - RIPRODUZIONE RISERVATA
Andrea Chenier Scala - RIPRODUZIONE RISERVATA

(ANSA) - MILANO, 29 NOV -Una prima rivoluzionaria, quella attesa per Andrea Chénier di Umberto Giordano il 7 dicembre alla Scala, con la direzione di Riccardo Chailly, la regia di Mario Martone, con Anna Netrebko e Yusif Eyvazov nei ruoli di Maddalena di Coigny e Andrea Chénier, oltre Luca Salsi nei panni dell'altro protagonista Carlo Gérard. Le scene di Margherita Palli, i costumi di Ursula Parzak, le luci di Pasquale Mari, la coreografia di Daniela Schiavone. 'Rivoluzionaria' per più di un motivo: perché racconta un episodio della Rivoluzione francese e del 'Terrore', proponendo sul palcoscenico la stessa ghigliottina utilizzata da Martone nel film 'Noi credevamo' e nello spettacolo teatrale 'La morte di Danton'; perché propone per la prima volta insieme alla Scala la coppia di protagonisti Netrebko-Eyvazov che è anche coppia nella vita, moglie e marito. Anna Netrebko ha già al suo attivo un 7 dicembre scaligero di successo (con Giovanna d'Arco nel 2015). Per Yusif Eyvazof è la prima volta alla Scala: "Grande emozione, grande responsabilità. Paura tanta! Per me ancora più emozionante è recitare e cantare con mia moglie. C'è più complicità, l'amore è vero, il bacio è vero. Più di così?". Ma 'rivoluzionaria' è stata anche l'opera di Giordano quando fu presentata nel 1896, "in quanto molto moderna per l'epoca - osserva il Maestro Chailly - perché introduceva un linguaggio nuovo, elaborato da un giovane compositore in un grandissimo lavoro che rimane emblema, ancor oggi, del Verismo italiano, insieme a Cavalleria rusticana". "Musicalmente, dentro ci sono echi wagneriani - continua il direttore musicale scaligero - ci sono momenti in cui Giordano si rifà addirittura a dei passaggi dell'Otello di Verdi, così come ci sono rimandi a Manon Lescaut di Puccini. E il Tristano e Isotta di Wagner c'è sicuramente nell'esecuzione del preludio, ma l'idea portante è l'idea di un teatro neo-wagneriano, un teatro che racconta una storia senza mai interruzioni". E qui c'è un'altra 'rivoluzione', questa volta chiesta da Chailly stesso: non ci saranno interruzioni né applausi al termine delle sei arie dell'opera. "Ma non perché l'ho voluto io - afferma il Maestro - Io sono solo portatore della volontà di Giordano. E ho chiesto che l'opera venga eseguita come tale, per sottolineare la bellezza di una continuità assoluta". Per il regista Martone, mettere in scena Chénier "significa confrontarsi con la rivoluzione francese e con le sue contraddizioni tra lo slancio vitale delle idee e la rigidità e il cinismo del 'Terrore'". Per lui Andrea Chénier "mette in scena l'amore come principio vitale e slancio. Ma anche il fallimento della rivoluzione, l'ingranaggio mortale attraverso cui questo slancio si chiude e diventa una macchina di morte". Così ha cercato di porre l'accento su entrambi i piani: "Per vedere da un lato la storia con la esse maiuscola come una pantomima tragica e dall'altro il palpitare della voce della musica, del cuore e dell'amore; non solo amore della persona amata, ma anche della giustizia, della patria, della poesia". Un'ultima 'rivoluzione' la si può riconoscere nell'importanza che la Rai - come spiega il direttore generale Mario Orfeo - ha voluto dare all'evento che (dopo il successo del 7 dicembre 2016 con 'Madama Butterfly' vista in media da 2milioni 650 mila spettatori), sarà trasmessa a cura di Rai Cultura dalla Rete 1, con la conduzione di Milly Carlucci e Antonio Di Bella, in una imponente 'diretta' con 12 telecamere in alta definizione, 40 microfoni tra la buca dell'orchestra e il palcoscenico, 20 radiomicrofoni per i solisti e il coro. Uno staff di 50 persone tra cameraman, microfonisti e tecnici sarà impegnato per tre ore di trasmissione. La prima sarà dedicata a Victor De Sabata a cinquant'anni dalla morte del direttore che inventò la prima del 7 dicembre: "ha creato la serata d'opera - conclude il sovrintendente Alexander Pereira - più famosa del mondo".

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