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Muti alla Scala, "torno a casa"

Maestro pronto al ritorno sul palco scaligero con la Chicago

Questa sera Riccardo Muti tornerà di nuovo sul podio della Scala dove non sale dal 2 maggio di dodici anni fa. Allora, fresco di dimissioni a dir poco 'burrascose' dopo 19 anni da direttore musicale del teatro, guidò i Wiener Philharmoniker. Adesso arriva con la sua attuale orchestra, la Chicago Symphony, per due concerti in una situazione completamente diversa che ha il sapore della reunion. Già quando lo scorso giugno salì sul palcoscenico del Piermarini per un incontro aperto con il pubblico milanese provò "la sensazione normale di un ritorno a casa, che è bella" come ha detto lui stesso in un appuntamento alla Fondazione Corriere della Sera sui suoi vent'anni alla Scala (celebrati in 20 fra cd e dvd, nuova iniziativa editoriale del quotidiano). La speranza (mai nascosta) del sovrintendente Alexander Pereira è di avere Muti a dirigere in un titolo d'opera, probabilmente la Forza del destino di Verdi anche se il maestro continua a dire che vorrebbe prima o poi dirigere la Wally di Catalani. Il corteggiamento è iniziato dal giorno della nomina del manager austriaco e dei passi avanti tangibili per ricucire lo strappo fra la Scala e il maestro Pereira li ha già fatti. Il primo è stato l'incontro pubblico in teatro per festeggiare i 75 anni di Muti lo scorso 5 giugno. Il secondo i due concerti con cui torna a dirigere a Milano, che sono già sold out da tempo e a cui saranno presenti anche il sindaco Giuseppe Sala e il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. Il primo concerto prevede un programma con il Don Juan di Richard Strauss, la sinfonia n. 4 di Cajkovskij e Contemplazione di Alfredo Catalani. Quest'ultima sarà un omaggio ad Arturo Toscanini, che fu amico del compositore toscano e alla Scala dove debuttò la Wally proprio il 20 gennaio. Il giorno dopo si inizia con il Konzertmusik per archi e ottoni di Paul Hindemith, In the South (Alassio) di Edward Elgar per finire con Una notte sul monte Calvo e Quadri di un'esposizione di Modest Musorgskij, l'ultimo nella orchestrazione di Ravel. L'intenzione del maestro è quella di "fare il meglio possibile dal punto di vista musicale" non di dire "vi faccio vedere io con questa superorchestra". Nessun rancore: "se discutiamo del passato ho solo bei ricordi" ha assicurato definendo "cose idiote" quelle scritte dai giornalisti all'epoca. "L'importante - ha aggiunto - è quanto ho fatto: quasi 50 opere". Nei suoi anni milanesi gli aneddoti, le polemiche (che hanno coinvolto i politici perché allora, ha ricordato, la cultura contava), i successi sono stati tantissimi: dal do mancato nel Trovatore, al bis del Va' pensiero concesso nel Nabucco, alle contestazioni nel Don Carlo a Pavarotti, che lui continua a difendere. "Il rivendicare la fedeltà a Verdi - ha osservato - non è per essere rompiscatole. C'è sempre una ragione drammatica. Io de vo difendere la musica e a volte o uccido il regista o me ne vado. E siccome ho famiglia e non voglio finire in galera me ne vado". "Sono molto felice del suo ritorno - ha commentato l'ex sovrintendente Fontana -. Trovo estremamente positivo che torni sul podio della Scala dopo 12 anni un artista che ha caratterizzato un periodo memorabile". E che forse tornerà con un'opera anche se ammette di aver poco tempo perché, ha scherzato, "non sono disoccupato".

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