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Nicola Piovani, 70 anni e la canzone d'ogni età

Determinante il sodalizio Cerami-Benigni

(ANSA) - ROMA - Nicola Piovani giovedi' 26 maggio compira' 70 anni. Dal 2001 e' Commendatore della Repubblica Italiana (l'onorificenza gli e' stata conferita dall'allora presidente Ciampi) e c'e' da giurarci che, conoscendo la sua ironia, non potra' non sorridere all'idea che si festeggi il compleanno del Commendator Piovani (per la verita' dovrebbe essere Commendator- Cavaliere, visto che dal 2008 e' anche Cavaliere dell'ords des Arts e des Lettres della Repubblica Francese).

Un percorso professionale e umano dai contorni singolari che pesca nella tradizione delle grandi compagnie teatrali romane di Ettore Petrolini, Aldo Fabrizi e Romolo Balzani di cui faceva parte la zia attrice Pina, parte dal '68 e dai cinegiornali universitari con Silvano Agosti, passa per i lavori con Fabrizio De Andre' (e' il coautore di "Non al denaro non all'amore ne' al cielo" e di "Storia di un impiegato"), il teatro con Carlo Cecchi e lo porta all'Oscar, nel 1999, per "La vita e' bella", dopo aver firmato le musiche degli ultimi tre film di Federico Fellini, che lo chiamo' dopo la morte di Nino Rota, ma anche quelle di film di Monicelli, i Taviani, Bellocchio, Tornatore, Gigi Magni, Nanni Moretti, per citare un elenco incompleto.

Nicola Piovani e' uno degli autori italiani piu' importanti degli ultimi decenni, un personaggio capace di muoversi su piani diversi, dal cinema al teatro, dalla musica colta alla commedia del Sistina al recupero della canzone romana, mantenendo la sua identita', sia sul piano creativo e musicale sia che si tratti di interventi sullo stato delle cose della cultura in Italia o di fare il presidente della giuria di qualita' del festival di Sanremo. Una vita e una carriera (fatta anche di gavetta come musicista nei locali e di lavoro da "negro" per conto di altri autori) fatta di incontri importanti. Con Monicelli per esempio, che fu il primo regista a fargli firmare una commedia, "Il Marchese del Grillo", grazie al quale si tolse di dosso la fama di musicista di film drammatici e culturalmente impegnativi. Ha raccontato Piovani: "quando questo film con Sordi ando' bene, Monicelli mi disse: "Non sei contento di esserti tolto di dosso la fama di musicista mortaccino?".

Ma a proposito di incontri, un ruolo determinante l'ha giocato l'incontro con Roberto Benigni e Vincenzo Cerami e non solo per l'Oscar (una volta scherzando ha detto che i giornali gli avevano cambiato il nome in "il premio Oscar Piovani"), la fatidica statuetta che in una puntata di "Boris" perde a poker. Quello con Benigni e Cerami e' uno di quei sodalizi che nascono sulla scia di consonanze artistiche e umane non misurabili e finiscono per fare la storia. Basterebbe "Quanto t'ho amato", la canzone che porta la firma di tutti e tre e chiudeva "Tuttobenigni" e che, da sola, vale una carriera.

Naturalmente c'e' molto di piu', il cinema, gli spettacoli di Benigni e il teatro musicale con Cerami e "La compagnia della luna" e, tra i tanti titoli, insieme a "Canta di scena", la "Pieta' - Stabat Mater", riproposta nel 2004 nel territorio palestinese di Betlemme e a Tel Aviv. Cosi' come c'e' molto di piu' nei 70 anni di Piovani: composizioni sinfoniche e da concerto, il meritorio recupero della canzone tradizionale romana, le canzoni originali che, in un album di pochi anni fa ha fatto cantare da alcune delle voci piu' belle e imporanti della musica italiana, da De Gregori a Vittorio Grigolo, da Gianni Morandi a Gigi Proietti, da Benigni a Fiorella Mannoia, Jovanotti. Poco tempo fa, in un'intervista, a proposito del tempo che passa, ha detto: "Un vecchio adagio popolare diceva: 'A ogni stagione la sua canzone'. E presentemente canto questa, che non mi dispiace affatto. E poi credo che lottare contro l'eta' che avanza seguendo ineluttabili leggi cosmiche sia ridicolo, oltre che inutile. Anzi, se mi guardo intorno, per alcuni mi sembra una vera fabbrica di rancorosa infelicita'". (ANSA).

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