Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

De Gregori, la mia vita a passo d'uomo

De Gregori, la mia vita a passo d'uomo

Conversazione a due con Gnoli, tra privato e pubblico

ROMA, 06 maggio 2016, 11:19

Claudia Fascia

ANSACheck

Musica: De Gregori in concerto a Milano [ARCHIVE MATERIAL 20150323 ] - RIPRODUZIONE RISERVATA

Musica: De Gregori in concerto a Milano [ARCHIVE MATERIAL 20150323 ] - RIPRODUZIONE RISERVATA
Musica: De Gregori in concerto a Milano [ARCHIVE MATERIAL 20150323 ] - RIPRODUZIONE RISERVATA

Lo prendi, cominci a sfogliarlo. E ti accorgi che non è il solito libro dell'artista in vena di autocelebrazioni. Non è la cavalcata luminosa verso premi, riconoscimenti, successi planetari. O meglio, in parte è anche questo (più un assunto da cui partire che un teorema da dimostrare), ma il libro-intervista Passo d'uomo di Francesco De Gregori con il giornalista Antonio Gnoli è una conversazione a due sulla vita, sull'arte e la bellezza, sulla filosofia e la letteratura, sul tempo che scorre e la famiglia, su Dio e le religioni, sulla politica. E sulla musica, ovviamente. Una conversazione che mette in relazione gli aspetti personali dell'artista da oltre quarant'anni nel mondo delle sette note con una visione più generale della vita e della società in cui viviamo.
Il libro, che prende il titolo da un brano del 2012 di Francesco De Gregori, esce oggi per Editori Laterza e parte dell'infanzia del cantautore nell'Italia del dopoguerra (padre bibliotecario, madre insegnante, un fratello di sette anni più grandi che è sempre stato un faro e che gli aprì la strada alla musica) per passare nelle 230 pagine e oltre ad affrontare diversi aspetti della sua vita. Ma con un messaggio che lo stesso autore mette in chiaro fin dai primi capitoli: "Una delle cose che maggiormente mi darebbe ansia è che io possa essere considerato un intellettuale. Uso questa parola con grande libertà. In qualche modo, quello che a me interessa è che venga fuori un ritratto, il primo e forse l'unico, in cui vorrei che non passasse mai in secondo piano la fisicità del mio lavoro.
Ogni tanto mi trovo davanti a persone che dimenticano che faccio il cantante. Che ho le 'mani sporche'. Guarda i miei calli!". Un musicista dalle mani sporche, convintamente schierato a sinistra da sempre anche negli anni delle contestazioni subite, che però si è nutrito delle letture di Aldo Buzzi, George Simenon, Pier Paolo Pasolini, Claude Levi-Strauss, James Joyce, Elio Vittorini, Dino Campana: solo per citare alcuni degli autori che ricorrono tra le pagine del lungo dialogo e che hanno intriso a cascata i suoi testi. E un musicista che è cresciuto a pane e Dylan: "Fu il mio primo vero contatto consapevole con la musica americana".
Un De Gregori nudo, come mai ha amato mostrarsi al suo pubblico. Sempre chiuso in un recinto di malcelata reticenza.
"Ultimamente mi sento dire spesso: Francesco da un po' di tempo sei diventati più simpatico. Un amico musicista ha abbozzato una spiegazione. Perché non te ne frega più di tanto. Forse dipende dall'avere abbassato l'asticella delle ambizioni. Prima pensavo di diventare Bob Dylan e poi ho scoperto di non esserlo. E' inutile andare a cercare chi non sarai mai", è la considerazione del Principe della musica. Il Pci, il Festival di Sanremo, l'America, i talent: diventano pretesti per parlare di altro e tratteggiare il ritratto di un artista unico e di un'Italia che guardata con occhio distaccato. La chiusura, intrisa di pietas, è dedicata allo zio partigiano (da cui ha ereditato il nome) ucciso a Porzûs da una brigata comunista.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza