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Epica Etica Etnica Pathos CCCP, 25 anni

Epica Etica Etnica Pathos CCCP, 25 anni

Zamboni, 'Giovanni Lindo Ferretti? Potenza insostituibile'

ROMA, 28 novembre 2015, 16:57

Paola Mentuccia

ANSACheck

Foto evento 25 anni CCCP - RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto evento 25 anni CCCP - RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto evento 25 anni CCCP - RIPRODUZIONE RISERVATA

   “Il mondo era cambiato troppo per non tenerne conto”. Correva l’anno 1990 e i CCCP - Fedeli alla linea registravano Epica Etica Etnica Pathos, un album diverso dai lavori precedenti, un disco più sofisticato e complesso, con testi lunghi e con sonorità distanti dai dettami del punk-rock ai quali avevano aderito fin dalla nascita, all’inizio degli anni Ottanta. È il disco di Aghia Sofia, di Campestre, di Annarella. Da lì a poco, il gruppo si sarebbe sciolto per dare vita, due anni dopo, al Consorzio Suonatori Indipendenti. A distanza di 25 anni, quelle canzoni sono arrivate sul palco dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, nell’ambito del Romaeuropa Festival, per un concerto-evento che, andando oltre l’“operazione nostalgia”, ha puntato nuovamente i riflettori su un disco cruciale per la musica italiana e ha risposto alla domanda, lasciata in sospeso per lungo tempo, su come sarebbero state le sue canzoni dal vivo. Un live speciale in cui, per l’occasione, si sono riuniti Gianni Maroccolo, Massimo Zamboni, Francesco Magnelli, Giorgio Canali, Danilo Fatur e Antonio Aiazzi, con le voci di Ginevra Di Marco e Angela Baraldi e con artisti dell'indie italiano, tra cui Le Luci della Centrale Elettrica, Lo Stato Sociale, Max Collini degli Offlaga Disco Pax. "Da un lato è un modo per riscoprire quelle canzoni e per ricordarne la forza e l’impatto, che mi sembra ancora molto attuale, dall’altro è un passaggio simbolico di testimone a questi artisti, decisamente più giovani di noi, che, in un certo senso, si sono formati con quelle canzoni", ha spiegato all'ANSA Massimo Zamboni, fondatore dei CCCP Fedeli alla linea insieme con Giovanni Lindo Ferretti. Il chitarrista racconta gli anni di una "svolta" che ha rivoluzionato totalmente il loro modo di fare musica: "Con l’arrivo di Maroccolo, Magnelli e Canali, la musica entrava fragorosamente nelle nostre canzoni", ha spiegato. "Abbiamo preso in affitto una grande casa nella campagna emiliana, molto decadente e molto decaduta. L'abbiamo sistemata, pulita, arredata e ci abbiamo vissuto insieme per tre-quattro mesi".

   Epica Etica Etnica Pathos non poteva che nascere da questa convivenza "difficile, laboriosa, entusiasmante", come la definisce Zamboni. "Mi sembra quasi di risentire quelle stanze, di rivederle", ha raccontato. Di fronte ai giovani punk si apriva una nuova prospettiva, quella di fare musica al di là dei luoghi consueti, di cercare la forza del contesto. "La vita entrava nelle canzoni - ha raccontato - Non abbiamo registrato come si fa di solito, cioè prima la batteria, poi il basso, poi le chitarre, poi la voce. Registravamo sempre tutti assieme, suonando, e si sente perché le canzoni sono molto più padroneggiate, sono molto più vive e i rumori di quella campagna sono entrati tutti all’interno dell’album, dal cane agli uccellini, al trattore che passa. Non sono disturbi, sono complementi necessari di quell’esperienza". Un'esperienza che ha segnato un passaggio inaspettato: "Non ci aspettavamo di sciogliere il gruppo - ha detto Zamboni - Quando abbiamo finito di registrare ci siamo resi conto che la storia dei CCCP era finita per tanti motivi: interni perché era finita quella spinta che c’era tra di noi, esterni perché era caduto il muro di Berlino, c’era stata quella strage terribile in piazza Tienanmen". Il mondo era cambiato e rimanere uguali a se stessi non avrebbe avuto alcun senso. Risuonare Epica Etica Etnica Pathos a distanza di 25 anni, per Zamboni, è stato "capire tutto il percorso che c’è stato, quanto è stato lungo, quanto è stato complesso". Ma "a questa torta - come dice lui stesso - manca una candelina non indifferente": il suo vecchio compagno Giovanni Lindo Ferretti non era con lui sul palco a portare "la potenza, la lungimiranza di allora e una di capacità di cantare per cui non è sostituibile". "Non ci sono ancora le condizioni di vita tra di noi per poter vedere Giovanni sul palco con me e con gli altri - ha spiegato Massimo Zamboni - Anche se ci stiamo frequentando, è ancora presto e non è detto che quel tempo arrivi mai. Deve essere proprio la vita a riportarci insieme sul palco. Io, personalmente, me lo auguro".

 

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