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Applausi per Muti a 'Vie dell'amicizia'

Applausi per Muti a 'Vie dell'amicizia'

Il maestro ha diretto l'orchestra Cherubini e del Petruzzelli

RAVENNA, 05 luglio 2015, 15:06

Redazione ANSA

ANSACheck

Riccardo Muti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Riccardo Muti - RIPRODUZIONE RISERVATA
Riccardo Muti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Oltre tremila persone hanno applaudito ieri sera Riccardo Muti al Pala De André di Ravenna, per la prima tappa delle 'Vie dell'Amicizia' di Ravenna Festival, che domani farà tappa nella Cattedrale di Otranto.
    Riccardo Muti ha diretto i giovani musicisti dell'Orchestra Cherubini insieme al coro La Stagione Armonica a cui si sono uniti Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari, nonché le voci del tenore Matthias Stier, del soprano Rosa Feola e del baritono Thomas Tatzl.

  

Da Ravenna a Otranto sulle vie dell'Amicizia con Riccardo Muti
Lunedì 6 luglio, Cattedrale di Otranto ore 21

Sabato 4 luglio a Ravenna e lunedì 6 nell’antica cattedrale di Otranto: sono queste le tappe dell’appuntamento più atteso ed irrinunciabile del ricco cartellone di Ravenna Festival 2015 perché, percorrendo ancora una volta le Vie dell’Amicizia, raccoglie musicisti e pubblico attorno a significati che vanno oltre il dato squisitamente musicale.

“Vie” e “ponti di fratellanza” che, dopo il primo sorprendente viaggio a Sarajevo nel 1997 - quando ancora si respirava la polvere dei bombardamenti - grazie a Riccardo Muti, ambasciatore della musica nel mondo, hanno legato Ravenna alle città e ai luoghi più diversi, colpiti dalla guerra, come Beirut, dalla violenza del terrorismo (e retrospettivamente possiamo pensare anche ad El Djem, in Tunisia, poco distante da Sousse, teatro del recente ed efferato massacro), come New York, da ferite e dissidi secolari, Istanbul e Erevan, o dalla violenza della natura, la vicina Mirandola; ma spesso anche a luoghi in cui scoprire profonde affinità e radici comuni, come per la meta di questa ventiseiesima edizione: Otranto.

Lunedì 6 luglio, nella Cattedrale di Otranto al cospetto dell’Albero della Vita - lo straordinario e celebre mosaico realizzato nel XII secolo – Riccardo Muti dirigerà i giovani dell’Orchestra Cherubini insieme al coro La Stagione Armonica, preparato da Sergio Balestracci; ma a loro si uniranno anche i musicisti dell’Orchestra e del Coro della massima istituzione musicale di Puglia, il Teatro Petruzzelli di Bari, nonché le voci del tenore Matthias Stier, del soprano Rosa Feola e del baritono Thomas Tatzl. Un affresco musicale che, a suggellare il messaggio di “amicizia”, si arricchisce dell’incontro di voci e lingue diverse, simboli di quelle culture che per secoli hanno convissuto nella cittadella-medina di Otranto. L’evocativo suono del “griko”, l’antica lingua dell’area grecofona della Grecìa Salentina che si estendeva tra Otranto, Υδρούς in greco antico e Gallipoli, l’antica Καλλίπολις, in cui reciterà Renato Colaci; il Mugham, l’antico sistema modale azero su cui si muoverà il canto del controtenore Ilham Nazarov; e la lingua turca che risuona nel canto d’amore e morte affidato a Simge Büyükedes.

Quei mondi evocati nella pagina di Arvo Pärt che, dopo la indicibile semplicità espressiva dell’Ave Verum, il celebre mottetto per coro, archi e organo K 618 di Mozart, risuonerà prima nella grande platea del Pala de André poi nelle navate della Cattedrale di Otranto: Orient & Occident. Una composizione del 2000, in cui l’autore lavora al dialogo di due elementi contrapposti: un brano possente, graffiante nella sua percussiva ripetitività salmodiante, che deve molto al canto fermo gregoriano, ma molto di più alla cultura sonora bizantino-ortodossa: tradizioni conflittuali, che si scontrano e confrontano, nel rullare d’onda emotiva dei soli archi, che sono come annegati, inchiostrati, in questa dilagante “dualità”. Dualità che si fonde, nelle parole d’amore del duetto “Von deiner Güt, o Herr und Gott” di Adamo ed Eva, che insieme al recitativo dell’arcangelo Uriel, “Aus Rosenwolken bricht”, dalla terza parte dell’oratorio La Creazione di Franz Joseph Haydn, costituisce un’altra tessera del composito programma del concerto: gli stessi Adamo ed Eva che nell’antico Albero della Vita otrantino appaiono, “storia originaria”, in alto, ai piedi dell’abside, nella celestiale partitura haydniana intrecciano i propri incanti vocali, nella serenità del Paradiso terrestre. Prima di lasciare il posto alla grandiosità irrequieta e sofferta che trapela dal Te Deum di Giuseppe Verdi (dai Quattro Pezzi Sacri): pura espressione sonora, che con piglio michelangiolesco scolpisce la paura ultima dell’uomo, e la sua sgomenta commozione di fronte a Dio.

Ravenna e Otranto, dunque, due città affacciate ad Est, protese sullo stesso mare – non deve stupire che i viaggiatori ottocenteschi le collegassero in un unico ideale viaggio, come lo svedese Charles Yarte, che nella sua celebre guida, stampata nel 1881 e dedicata alle meraviglie dell’intero pianeta, proponeva appunto un itinerario “da Ravenna a Otranto”. Città accomunate dal destino di rappresentare in diversi momenti storici un punto di incontro tra Oriente e Occidente, tra Europa, Africa e Asia. Entrambe crogiuolo di culture, così come lo è quell’Albero della Vita, impressionante labirinto musivo, prodigioso simbolo “transculturale”, che si dispiega e dilaga nelle navate come un inesausto fiume di fantasia e di dettagli, secondo un preciso programma sacro in cui, tra il 1163 e il 1165, il monaco Pantaleone, l’autore, mescola Bibbia e Torah, Islam e Cabbala, romanzi gotici e salmi antichi e chanson de geste: tronco da cui tutto ha origine e fiorisce, in cui s’incastonano le storie più diverse, in una sorta di inestricabile mito fondativo, che porta con sé la memoria di una tradizione millenaria. Un’elaborazione grafica arborescente in cui il decorativismo illustrativo si fa pensiero teologico, e racconto capace di connettere mondi distanti.

Il nuovo appuntamento con le vie dell’Amicizia rinnova la partnership con la RAI che trasmetterà il concerto di Otranto in diretta radiofonica su RADIO 3, mentre televisivamente sarà presentato da RAI 1 il 17 luglio in seconda serata.

Sinfonia di voci, crogiuolo di culture

Grecìa salentina e Griko
La Grecìa salentina è un’isola linguistica ellenofona situata in provincia di Lecce, nel Salento. È formata da nove comuni (Calimera, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia e Zollino) in cui si parla una lingua denominata “griko”. L’origine è controversa. Secondo alcuni (G. Rohlfs, G. Hatzidakis), risalirebbe all’epoca antica (Magna Grecia), secondo altri (G. Morosi, O. Parlangeli) sarebbe di origine bizantina. Ancora oggi è molto sentita la comunanza con la vicina Grecia e, nonostante ormai solo pochi anziani siano portatori dell’autentico patrimonio linguistico culturale, sono tanti i cultori e gli studiosi che scrivono e praticano questo idioma. (Renato Colaci)

Il Mugham azero
Come il Maqam della tradizione araba, persiana e turca, il Mugham azero è un antico sistema modale, al quale fanno capo scale, moduli melodici e strutture ritmiche impiegati sia per il canto della poesia classica e improvvisata che per la musica strumentale. Sono il contesto dell’esecuzione e il contenuto espressivo a dettare al musicista la scelta dei modi e dei relativi frammenti melodici. Dall’originaria tradizione orale, il Mugham è stato adottato anche nella musica “colta” azera, sinfonica e operistica, dove, tra il xix e il xx sec., ha “incontrato” elementi della musica occidentale, in una sorta di nuova musica nazionale. Nel 2003, è stato riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’oralità, e nel 2008 Patrimonio culturale intangibile dell’Umanità.

L’arcaica lingua turca e gli 813 Martiri di Otranto
L’arcaica lingua parlata nell’Impero Ottomano, che fino ai primi decenni del Novecento utilizzava una versione modificata dell’alfabeto arabo, conservava vocaboli di origine appunto araba e persiana. Parole che i poeti turchi hanno continuato ad utilizzare o sono tornati a far proprie. Nella Cattedrale di Otranto, dove nella Cappella delle Reliquie ancora si conservano i resti degli 813 martiri, uccisi il 14 agosto 1480 dagli invasori turchi, per aver rifiutato di convertirsi all’Islam, la lingua turca torna a risuonare. Non più minacciosa, ma come un doloroso lamento, come una preghiera intonata, oggi più che mai, contro la follia del male.
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Le vie dell’amicizia: l’Albero della vita. Ravenna-Otranto
Lunedì 6 luglio, Cattedrale di Otranto

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli
La Stagione Armonica

direttore Riccardo Muti

maestri del coro Sergio Balestracci, Franco Sebastiani

soprano Rosa Feola
tenore Matthias Stier
baritono Thomas Tatzl

con la partecipazione di Renato Colaci, Ilham Nazarov, Simge Büyükedes

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Ave verum corpus, mottetto in re maggiore per coro, archi e organo, K 618

Arvo Pärt (1935)
“Orient & Occident” per orchestra d’archi

“Sa’ linnai” (Come un lumicino)
versi in griko di Salvatore Tommasi
recitati da Renato Colaci

“Mahnı Sözlri” (Pallida sposa)
canto tradizionale azero (Mugham)
Ilham Nazarov controtenore

Franz Joseph Haydn (1732-1809)
“Die Schöpfung” (La Creazione)
oratorio per soli, coro e orchestra, Hob XXI:2
dalla parte terza:
recitativo “Aus Rosenwolken bricht”
duetto con coro “Von deiner Güt, o Herr und Gott”

Matthias Stier, Rosa Feola, Thomas Tatzl

“Heryer karanlık” (Ovunque è buio)
testo Abdülhak Hâmid Tarhan, musica Hâfız Burhan
Simge Büyükedes soprano

 


   

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