Sessantasei anni tra un mese,riccioli a metà schiena come quando era un giovane leone, e nessuna voglia di smettere di cantare il blues. Nell'estate che ha portato in Italia a pochi giorni gli uni dagli altri i grandi nonni del rock - Black Sabbath a Bologna il 18 giugno, Rolling Stones a Roma il 22, Aerosmith a Milano il 24 - non poteva far mancare la sua voce il padre putativo di tutti i cantanti heavy metal nonché frontman dei Led Zeppelin, mr Robert Plant.
E l'ugola ancora possente del Dirigibile più celebre del r'n'r ha scelto proprio il Pistoia Blues, dove ormai è di casa (numerosi i suoi passaggi al festival dagli anni Novanta in poi) per dare il là al suo tour nella penisola. Ieri sera, di fronte ad una piazza del Duomo affollata da oltre 4000 fan, alla quale si è presentato in tenuta quasi 'casalinga' (t shirt bianca e jeans stinti) accompagnato dalla sua ultima band solista, i Sensational Space Shifter, ha voluto ricordare con la sua inconfondibile androgina timbrica l'alchimia primigenia da cui il ruggito hard rock è nato: una miscela inestricabile di distorsione, psichedelia, suggestioni country-folk e blues.
Soprattutto blues: perché se anche la partenza è con la flamencata Babe I'm gonna leave you, cover della Baez che contribuì a rendere da subito immortale il primo omonimo album degli Zep nel lontano '69, a farla da padrone sono i riarrangiamenti (sovente 'rimontati' e arricchiti da contaminazioni) di alcuni tra i più celebri cavalli di battaglia pentatonici del Dirigibile, come Black Dog (qui impreziosita da inserti 'alla scozzese' con il violino), la dilatatissima Whole Lotta love, What is and What should never be, Rock'n'roll (in chiusura, presentata per scherzo come antica ballata tradizionale pistoiese e variegata con digressioni tastieristiche al limite col prog).
Plant si trattiene ancora in casa Zeppelin e fa cantare il pubblico con la pensosa ballata 'Goin' to California, recupera Tin Pan Valley dal disco solista 'Mighty rearranger' del 2005 e lancia le atmosfere sognanti e folkeggianti di tre inediti dal suo album in uscita a settembre, 'Lullaby and the ceaseless roar', il cui logo, una conchiglia, campeggia sul megaschermo dietro il palco: Rainbow, singolo già in rotazione radiofonica,poi little maggie e pocket full of gold. Poi torna al primo amore, quello di sempre, il blues, con una cover sporcata di psichedelia di Spoonful del grande Howling Wolf e la tagliente Fixed to die dal repertorio di Bukka White. Dopo un'ora e venti minuti tirati in fondo a ugola spiegata senza troppe difficoltà,il freakettone saluta la curva con un saluto di questi tempi oramai praticamente dimenticato: "Thank you, good night, peace & love to you all". E stasera la voce degli Zep bissa alla Cavea dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, mentre lunedì sarà all'Anfiteatro Camerini di Piazzola sul Brenta.
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