E' uno charme fatto di piccole
trasgressioni - un pantaloncino corto e velato, uno stivaletto a
listini, un foulard portato a turbante, una borsetta con le
frange - quello portato in scena da Giorgio Armani, che per la
sua nuova collezione ha trovato un nome che le calza a pennello:
'Charmani'. Charme e rigore dunque, perché le linee sono pur
sempre quelle pulite e rigorose che appartengono allo stilista,
ma tutto è etereo, soffuso, sfumato e leggero, in una palette
ipnotica di blu e di viola. C'è sì un sapore etnico nei
pantaloni morbidi ripresi alla caviglia, nelle ciabattine piatte
o nei turbanti fantasia, ma "non è quello del deserto -
sottolinea Armani - bensì della città". In questo senso la
collezione è anche un'ode al multiculturalismo: "Viviamo in
questo mondo e dobbiamo tenercelo stretto, accettarlo e
valorizzarlo - dice lo stilista - per me è uno strazio non poter
più andare in Paesi come la Libia. Il mondo che viviamo però è
questo e dobbiamo cercare di preservarlo".
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