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Vuitton, dai bauli a visione Ghesquiere

Vuitton, dai bauli a visione Ghesquiere

Apre mostra su maison nata 160 anni fa a Palazzo Ruspoli a Roma

ROMA, 21 maggio 2015, 18:06

Patrizia Vacalebri

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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  Dallo storico baule-scarpiera con logo LV appartenuto a Greta Garbo (1926), alla rivoluzionaria interpretazione dei codici stilistici della maison del suo nuovo direttore creativo Nicolas Ghesquiere, che disegna tutte le linee donna griffate Louis Vuitton già da tre collezioni. E' questa la sintesi della mostra Exhibition Serie2, inaugurata oggi a Roma, a Palazzo Ruspoli. Un viaggio nel mondo della maison nata 160 anni fa, in programma fino al 7 giugno. La mostra vuole spiegare il modo in cui Ghesquiere si avvicina ai simboli della maison. Il logo LV era infatti il marchio usato dal fondatore della maison, Louis Vuitton, che contraddistingueva i suoi bauli da viaggio, già dal 1854. Il simbolo con le lettere LV all'interno di un cerchio fu registrato nel 1908 dal nipote Gaston-Louis Vuitton e il logo apparve come firma su lucchetti e chiusure in metallo di bauli e valigie. Quando Ghesquière è arrivato da Vuitton si è immerso negli archivi attratto dal proprio dal logo, da cui è partito per dar vita alle collezioni di accessori. Nella mostra, riflesso su pannelli luminosi, il cerchio LV simboleggia come le due iniziali abbiano viaggiato nel tempo.

   Talking Faces è la sezione della rassegna che permette di rivedere la scenografia della sfilata P/E 2015 di Ghesquière, svoltasi l'1 ottobre 2014 nella sede della nuova Fondation Louis Vuitton a Parigi, prima della sua inaugurazione. Lo spettatore al centro dei pannelli di proiezione è circondato dalle modelle. Ma il viaggio si apre con Magic Trunk: al centro di una sala buia c'è un solo un simbolico baule, illuminato da ologrammi di luce. Un omaggio al genio del fondatore della maison. Infinite show è la sala che mostra la sfilata P/E 2015 di Ghesquière: una proiezione continua delle 48 silhouette. Nella sala Backstage viene mostrato invece il retroscena della sfilata che ha messo in campo 48 modelle, 25 make-up artist diretti da Pat McGrath, 25 parrucchieri del salone di Paul Hanlon, 40 persone di staff dello Studio, 40 costumisti. Jean Campbell apre la sfilata, con un abito bianco di pizzo in vinile ricamato. Il fotografo francese Jean-Paul Goude rende omaggio al dietro le quinte della sfilata con un suo affresco. "Adoro il lato teatrale della moda - spiega Ghesquiere - la follia del backstage, l'isterismo, l'urgenza. Questo affresco si realizza pian piano in un determinato spazio temporale, dalle 5 del mattino fino al momento della prima uscita in passerella. Racconta la storia della moda da una prospettiva differente".

   Accessories Gallery, è la sala dedicata agli accessori indossati da manichini total white: borse e calzature realizzate con ore e ore di lavoro manuale: sono necessari oltre cento passaggi per creare una borsa Petite- Malle, così come per le calzature cucite a mano dagli artigiani della Riviera del Brenta, nell' atelier di Fiesso d'Artico. "Ho sempre amato creare accessori - rivela lo stilista -. Per me hanno un posto importante nella creazione di un insieme. Una silhouette è un look completo". La Galleria presenta un avatar stampato in 3D della modella Marte Mei van Haaster con i nuovi accessori. Poster Room fotografata da Annie Leibovitz, Juergen Teller e Bruce Weber, è la campagna pubblicitaria Series 2 per la P/E che mette a confronto tre artisti. La sala mostra anche le immagini di Patrick Demarchelier e da Juergen Teller. Stikers Corridor chiude il percorso con una serie di scatti influenzati dalla pop-art sulla cultura al consumo che diventano 13 adesivi ripetuti all'infinito sulle pareti.  

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