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Addio a Juan Marsé, raccontò la Barcellona del dopoguerra

L'ombra del franchismo nei romanzi, vinse Planeta e Cervantes

ROMA - "La letteratura è una resa di conti con la vita", diceva Juan Marsé, lo scrittore spagnolo morto ieri a 87 anni, grande narratore della sua Barcellona, dove era nato l'8 gennaio 1933. L'annuncio della scomparsa oggi, su Twitter, da parte della sua agenzia letteraria Balcells.

Tra i romanzieri spagnoli più noti, insignito nel 2008 del premio Cervantes, il più alto riconoscimento letterario del mondo di lingua spagnola, Marsé ha scritto quindici romanzi in quasi sessant'anni di attività. Uno dei più famosi, Ultimas tardes con Teresa (1966) è la cronaca di una passione trasgressiva tra un giovane ladro di motociclette e una figlia della buona borghesia spagnola: fra satira sociale e romanzo di formazione, Marsé ritrae il mondo spagnolo dopo la sofferta guerra civile. Un'opera inaccettabile per la Spagna purista di Francisco Franco, che per questo finì nelle maglie della censura. In un altro romanzo del 1973, Si te dicen que cai, Marsé dedicò ampio spazio alla resistenza anti-franchista a Barcellona dal 1945: "Un manifesto per la libertà di espressione", lo definì scrittore Antonio Muñoz Molina, premiato e pubblicato in Messico prima di essere pubblicato in Spagna dopo la morte di Franco nel 1975. "E' uno scrittore, un narratore nato", diceva di lui la sua agente letteraria Carmen Balcells.

Subito dopo la sua nascita, nel 1933, la madre morì e suo padre, autista, offrì il neonato a una coppia senza figli: il suo nome, da Juan Faneca Roca, divenne così Juan Marsé Carbo. Con il padre in prigione perché militante del partito comunista catalano, Juan non finì gli studi, lasciò la scuola a 13 anni per iniziare a lavorare come artigiano in una gioielleria. A 24 anni, durante il servizio militare, scrisse il suo primo romanzo, Encerrados con un solo juguete, incentrato sulla gioventù borghese disorientata dopo la guerra civile. Da allora non avrebbe più smesso di reinventare i quartieri popolari della sua infanzia, raccontando la Barcellona oppressa dalla dittatura. Pur parlando catalano in famiglia, scriveva in spagnolo e criticava duramente il movimento per l'indipendenza.

Oltre a Ultimas tardes con Teresa (uscito in Italia con Bompiani come Ultime sere con Teresa nel 2017), che gli diede la notorietà e la possibilità di continuare a scrivere a lavorare, tra le sue opere si ricordano La muchacha de las bragas de oro (che vinse il prestigioso premio Planeta nel 1978), Un dia volvere, Teniente bravo, El amante bilingue, El embrujo de Shangai.

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