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Papa cita De Andrè, il sole del buon Dio non dà i suoi raggi

Papa cita De Andrè, il sole del buon Dio non dà i suoi raggi

Nella prefazione ad un libro sulla quarantena nelle baraccopoli

ROMA, 22 maggio 2020, 09:35

Redazione ANSA

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Fabrizio De André (Foto d 'Archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Fabrizio De André (Foto d 'Archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Fabrizio De André (Foto d 'Archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

A Papa Francesco piace Fabrizio De Andrè che ha cantato storie di emarginazione, che ha raccontato la vita dei bassifondi, le difficoltà e i dolori della povera gente. Ce lo confida nella prefazione di un ''piccolo ma prezioso libro'', come Bergoglio definisce l'opera del giornalista italo-argentino, Alver Metalli, "Cuarentena - Diario dalla 'peste' in una bidonville argentina'', che esce per le edizioni San Paolo. ''Un diario - spiega il Papa nella prefazione del libro - che racconta giorno dopo giorno la 'Cuarentena' vissuta dal giornalista tra le catapecchie de 'La Carcova', in una delle villas miseria, le baraccopoli di Buenos Aires dove opera un gruppo di sacerdoti a cui voglio tanto bene''. Questi sacerdoti, aggiunge Bergoglio ''sono mossi da una fede genuina in Gesù Cristo e da un grande amore per questa povera gente che vive in casupole e baracche ai margini della società''. Questo Diario ''che ci mostra il volto avvincente e concreto di una 'Chiesa povera e per i poveri''' fa tornare in mente a Papa Francesco ''i versi di un cantautore italiano, Fabrizio de André, che raccontano di quartieri malfamati dove 'il sole del buon Dio non dà i suoi raggi' perché troppo impegnato a 'scaldar la gente di altri paraggi'. Ecco, questo libro ci fa invece vedere come - attraverso il dono della testimonianza - non ci sia zona, per quanto oscura, dove un raggio del buon Dio non arrivi a riscaldare qualche cuore e illuminare esistenze altrimenti invisibili''.
    Il libro, conclude il Papa, ''non racconta solo le storie drammatiche di tante donne e uomini della villa, fra droga, violenza e miseria. Ci fa vedere anche l'umanità bella di tanta gente che, attorno alla parrocchia, si prodiga tutti i giorni per aiutare chi è più bisognoso di aiuto'', così come fa padre Pepe. Questo sacerdote, spiega Bergoglio, ha cercato di proteggere i ''vecchietti da un virus crudele che, ovunque nel mondo, ha fatto strage proprio delle persone più anziane e fragili''. "Padre Pepe li ha mandati a chiamare uno ad uno nelle pieghe più recondite della villa. C'è chi vive solo, in baracche precarie, fredde d'inverno e afose in estate, alimentato dalla compassione dei vicini. E chi in nuclei familiari numerosi, com'è giusto che sia, con donne e bambini, in spazi ristretti, dov'è impossibile mantenere quelle distanze così raccomandate dalle autorità sanitarie con le misure di quarantena. Padre Pepe ha preparato per loro un posto dove possono stare fin quando la 'peste' non sarà passata".
   

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