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Jack Kerouac, 50 anni dalla scomparsa dello scrittore 'On the road'

Cinquant'anni fa moriva lo scrittore statunitense autore di 'On the road' e de 'I sotterranei'

   Definito il ''padre della beat generation'', secondo una discutibile, ma ineliminabile abitudine che si compiace di applicare etichette, Jack Kerouac scomparve il 21 ottobre del 1969 per colpa della cirrosi epatica provocata dall'abuso di alcool. 

   Sono passati 50 anni dalla sua morte, ma Kerouac, nato a Lowell nel Massachussets il 12 marzo del 1922, resta una figura leggendaria e i suoi libri più famosi: "Sulla strada'' (1957) e ''I sotterranei'' (1958) rimangono gli emblemi e i paradigmi di un'intera generazione.

   Kerouac significa vita ''on the road'', droga, alcol, sesso e be bop, una miscela liberatoria dove la strada è l' illimitato territorio privo di regole e leggi, la droga, il sesso e l' alcool la disinibizione da fattori costrittivi interiorizzati, il be bop la spontaneità dell' improvvisazione. Non stupisce allora che ''Sulla strada'', scritto nel 1951, dovette patire il rifiuto di ben cinque editori prima di essere pubblicato, mentre il romanzo ''I sotterranei'' alla prima apparizione in italia fu processato per ''oscenità''.

   Se Fitzgerald aveva ritratto la vita scandalosa della ''lost generation'', della ''gioventù perduta'' del primo dopoguerra, Kerouac, insieme ad Allen Ginsberg, fu la voce della ''gioventu' bruciata'' del dopoguerra successivo, di giovani ribelli al conformismo borghese perché ''il concetto ortodosso del bene e del male non basta più a spiegar loro una realtà così poco ortodossa''. 

   Non c' erano più spiegazioni possibili in grado di giustificare un mondo che procedeva secondo leggi incomprensibili (bomba atomica, missili, intelligenze al silicio), come altrettanto incomprensibile appariva la civiltà che progrediva distruggendo sistematicamente la coscienza e la spontaneità individuali. La riaffermazione di una spontaneità primitiva, vicina alle leggi naturali e all' istinto individuale e creativo dell' uomo, in contrapposizione all' inaccettabile conformismo e determinismo della realtà contemporanea, è stata un' aspirazione profonda anche per le generazioni successive che hanno continuato a leggere Kerouac, spinti verso la comune ricerca di una sorta di 'innocenza perduta'. 'Sulla strada' è il romanzo del 'viaggio' alla ricerca di una vita intensa, spontanea, svincolata da pregiudizi o sovrastrutture, per riconquistare il senso della personalità e dei valori umani (esempio ormai mitico rimane il film ''Easy rider'' di Hopper), ma è anche il romanzo che Kerouac scrisse ispirandosi alla libera improvvisazione del be bop, creando così quella ''prosa spontanea'' come unica forma espressiva possibile per rendere il flusso dilagante di idee, pensieri, immagini, sensazioni o ricordi. E' una prosa vorticosa in cui il lettore rimbalza tra ''variazioni'' e deviazioni risolte in se stesse, indipendenti dal tema, che si susseguono con un ritmo ossessivo, sincopato, convulso e ''spaccato'' per sottolineare l' incisività di una parola e la sua forza allusiva. Del resto, tutto in Kerouac si traduce sotto il segno dell' intensità emotiva, dell' emozione allo stato puro.

  Sebbene apprezzato e protetto da uno scrittore come Henry Miller, Kerouac non esprime nulla di intellettualistico o di ideologico, anche le sue ''visioni'' non sono concettuali, ma piuttosto immagini deformate di cose concrete. Ne ''I sotterranei'', ad esempio, è evidente questo entusiasmo per la semplice fisicità della concreta realtà quotidiana, per i suoi aspetti banali e talvolta squallidi, che fanno da contorno alla nevrotica storia d' amore tra un bianco e una ragazza di colore. La fisicità, in questo caso, è ciò che rimanda allo spirito, la vita fisica e quella spirituale formano un binomio inscindibile, e non bisogna dimenticare che proprio la rigenerazione dello spirito è il punto cruciale di quel ''viaggio'' alla ricerca di senso che, nel tentativo di ricostruire una realtà finita in pezzi, approdava al misticismo. Decaduti e rifiutati i valori sociali precostituiti, si é cercato di ''trovare in se stessi una traccia di valori trascendenti'', una fede in cui identificarsi.

   Ne ''I vagabondi del dharma'' Kerouac dichiarò la sua adesione al buddismo zen, una fede in cui la contemplazione consentiva di estraniarsi da una realtà comunque inaccettabile e di raggiungere ''l'estasi''.

   Del resto, anche negli ultimi anni la lettura dei romanzi di Kerouac si accompagnava a quella dello zen e a quella di ''Siddharta'' di Hesse; e ciò sta anche a dimostrare come sia ancora presente, attraverso le generazioni, il malessere raccontato da Kerouac, il disagio che deriva dall' esigenza di affermare la personalità individuale in un mondo che nega, di fatto, il valore dell' uomo come ''persona''. "Preferirei viaggiare su treni merci per tutto il paese e cucinare il mio cibo in lattina sui fuochi di legno - disse Kerouac - piuttosto che essere ricco e avere una casa o un lavoro...".

 

 

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