GIACOMO MARRAMAO, 'PER UN NUOVO RINASCIMENTO' (ed. Castelvecchi - pp. 48 - 6,00 euro) Tante volte invocato o vagheggiato, il Rinascimento, almeno nella fase delle sue premesse, non è poi così distante dal tempo che viviamo oggi, rispetto al nostro futuro. Ne è convinto Giacomo Marramao, professore emerito dell'Università di Roma, dove ha insegnato Filosofia teoretica e Filosofia politica, e membro del Collège International de Philosophie di Parigi, che firma "Per un nuovo Rinascimento", piccolo volume, quasi tre lectio magistralis, inserito da Castelvecchi nella collana Irruzioni.
Con quel titolo, ammette l'autore presentando il volume al Maxxi, "che è in realtà uno slogan, già molto usato negli ambiti più diversi, non solo culturali. Esattamente come espressioni come 'La rivoluzione della Bellezza' o 'la bellezza ci salverà'.
La provocazione", questa volta, "sta nel contenuto delle cose che cerco di dire, ovvero che c'è una straordinaria anticipazione di tutto ciò che stiamo vivendo nell'Italia a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento".
Come scrive nel suo prologo, per Marramao, infatti, "nella temperie da 'interregno' del nostro presente, il futuro non può essere affidato a fondamenti o certezze, ma si trova a fronteggiare un'instabilità per molti aspetti simile a quella che aveva segnato la luminosa e tormentata fase di passaggio rappresentata dall'Umanesimo e dal Rinascimento". Temi come l'intreccio tra Arte e Scienza, filosofia naturale e artificio tecnico non sono solo le nostre grandi sfide del futuro. Ma trovano tutti "una geniale anticipazione nel pensiero bio-cosmologico di Leonardo", cui è dedicata la prima Lectio, e nel cui pensiero e lavoro la politica, la scienza, la natura, l'arte erano la stessa cosa (così come, specularmente, per Galileo). "Per lui - dice Marramao - l'Arte dovrebbe avere come sua sponda di riferimento soprattutto la Scienza. Anzi l'arte ha a che fare con tutto ciò che è comporre, costruire".
Da Leonardo a Machiavelli, in quello straordinario laboratorio di sperimentazioni, che fu appunto segnato da un intreccio fecondo di arte e scienza, invenzione tecnica e mondi della vita, macrocosmo e microcosmo, nasce così un'immagine della natura umana sradicata da ogni essenza e affidata alla dimensione del possibile e del contingente.
Il volume prosegue tra umanità e umano, umanità e disumanità, postumano e transumano, navigando tra Marx e Daughters, Karl Marx, Aristotele, Cicerone, Petrarca, Pico, la "profezia" di Philip Dick. Fino alla Libertà, alla quale è dedicato il terzo e ultimo capitolo, "intesa non in modo statico, come valore o principio, ma come evento che irrompe inatteso in tempi e luoghi imprevedibili, a dispetto delle ferree 'leggi di movimento' della Storia". Scene che ritornano. Oggi, però, in "un'Europa immersa nelle lacerazioni, nei contrasti e nelle sfide di un mondo divenuto globale".
"E altro che globalizzazione - conclude Marramao presentando il volume - Quello che sta per investirci è un mix di intelligenza artificiale, digitale e genetica: la biorobotica".
(ANSA).