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Il terrorismo in Italia 'Un'azalea in via Fani'

Radici comuni tra cattolici e brigatisti

 ANGELO PICARIELLO, 'UN'AZALEA IN VIA FANI (EDIZIONI SAN PAOLO) - Il 12 dicembre 2'019 sono 50 anni dalla strage di piazza Fontana, un punto di non ritorno nella storia del terrorismo in Italia. Un'occasione per rileggere, con altri occhi, gli eventi di quella stagione. Sono già molti i libri pubblicati sul tema, e molti ancora ne usciranno, ma ''Un'azalea in via Fani' di Angelo Picariello, edizioni San Paolo, offre una lettura diversa dei fatti, anche attraverso le parole di chi il terrorismo l'ha visto da vicino come Carlo De Stefano, dirigente della Polizia con incarichi importanti ai tempi della lotta armata e che parla per la prima volta della sua esperienza.
    Proprio De Stefano ricorda come dietro le operazioni più riuscite, ci sia stato "un comportamento brillante e tempestivo di agenti di polizia impegnati in attività di prevenzione".
    Insomma, anche se non lo si può dire apertamente, c'è stato un dialogo con i terroristi, in particolare con quelli che volevano lasciare il terrorismo e che hanno trovato proprio nei loro "nemici", gli uomini e le donne impegnate nelle forze dell'ordine, una sponda. L'autore inoltre analizza la grande mobilitazione che vide, al termine dell'autunno caldo del 1969, la nascita dei grandi movimenti cattolici nello spirito del Concilio e, contemporaneamente, lo scivolamento delle frange più rivoluzionarie verso la lotta armata. La grande frattura si registrò proprio dopo l'esplosione alla Banca dell'Agricoltura, in piazza Fontana, a Milano. Il libro, frutto di una ricerca curata dall'Istituto di Studi Politici "S. Pio V" , è diviso in capitoli che vivono ognuno di vita propria: oltre a Piazza Fontana, la morte del commissario Calabresi, l'azione di Prima Linea, la storia completa delle Brigate Rosse (con il racconto di Franco Bonisoli e Alberto Franceschini) e le dinamiche proprie del terrorismo di destra. Contiene il racconto delle radici comuni fra movimenti cattolici e futuri brigatisti a Milano, nel quartiere romano di Centocelle, a Reggio Emilia, e la scoperta della fede per molti di loro, una volta usciti dal carcere, o all'impegno nel volontariato. Inoltre, guardando al caso Moro, in parallelo ai sequestri Dozier e Cirillo, Picariello lascia aperti tutti gli interrogativi sulle circostanze che ne impedirono la liberazione. Il filo conduttore della narrazione viene fornito proprio dall'insegnamento di Aldo Moro, che incontrò i capi della contestazione e incoraggiò i movimenti cattolici, con l'obiettivo di una riconciliazione nazionale che ha avuto bisogno del suo sacrificio per potersi compiere. ''Il suo insegnamento - spiega l'autore - ci dice che la sconfitta della lotta armata - e l'antidoto perché non riaccada - è nella corretta attuazione dei valori della Costituzione più che nelle leggi speciali, nel perdono delle vittime più che nel desiderio di vendetta, nella carità "spiazzante" più che nella repressione, nella ricerca della verità che porti a una memoria condivisa più che in nuove contrapposizioni ideologiche''. (ANSA).
   

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