ROMA - Quindici pugili, quindici storie di vita, prima ancora che di sport. Vite spesso sconosciute, difficili o segnate dalla voglia di riscatto, raccontate da chi "vive" ogni giorno la boxe. E' "Pugni di fama e di sventura" (ed. Momo Edizioni, pp. 36 - 15,00 euro), volume in cui Iacopo Ricci - non ancora trentenne, ma da sette anni allenatore di boxe, fortemente convinto del potenziale terapeutico del pugilato - ha raccolto alcune delle più belle storie di campioni del ring, animate dalle vivissime illustrazioni di Guido Astolfi.
Tra gli Italiani, ecco Maria Moroni, la prima donna-pugile, che lotta anche solo per essere iscritta alla Federazione Pugilistica Italiana; Antonio Perugino, vincente nato che si ritira dalla boxe con 23 vittorie su 23, più un bonus nei confronti del destino (e un match contro la morte); o la saetta Giovanni Parisi. Tra gli stranieri, invece, c'è l'afro-americana Claressa Shield, che dopo un'infanzia da film dell'orrore trova il suo riscatto umano e sociale grazie alla boxe; o Peter Buckley, il pugile più sconfitto del mondo, che chiude la carriera con un'osannata vittoria. E ancora Tony Galento, fisico tutt'altro che atletico, che non rinuncia ai suoi vizi neppure alla vigilia degli incontri e a fine carriera arriva a sfidare, per soldi, perfino una piovra; Sugar Ray Robinson, "l'archetipo", con tutto ciò che determina la forza e il valore di un pugile; John Henry Lewis, che esordisce nel professionismo a 14 anni e capisce subito di dover picchiare più dei pugili bianchi per emergere ed essere rispettato; Hector Camacho, che impara invece la boxe non per passione, ma per difendersi in strada e muore, non per i pugni ricevuti, ma freddato a colpi di pistola da assassini che non saranno più trovati. E ancora una donna, Laila Alì, che ha talento come papà Muhammad, ma vuole crearsi un suo stile personale.
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