GIOVANNA ALATRI, EBREI A ROMA. ASILI INFANTILI DALL'UNITÀ ALLE LEGGI RAZZIALI (Fefè Editore, pp.130, 12 Euro). È un interessante affresco storico e pedagogico quello ricostruito da Giovanna Alatri nel libro "Ebrei a Roma. Asili infantili dall'Unità alle Leggi Razziali", in uscita il 5 novembre con Fefè Editore. Il libro, con la prefazione di Riccardo Di Segni e l'introduzione di Paolo Mieli, racconta l'evoluzione dell'istruzione infantile della comunità ebraica a partire dal 1870, con Roma Capitale del Regno d'Italia e l'apertura del Ghetto, fino alla promulgazione delle leggi razziali del 1938. "Questo lavoro apre un'ulteriore finestra su un periodo storico che malgrado contributi di studi importanti lascia ancora molto da scoprire, e ci si augura che sia uno stimolo a ulteriori ricerche", scrive Riccardo Di Segni nella prefazione. Nel libro infatti l'autrice (laureata in pedagogia, già docente montessoriana, da anni è collaboratrice del museo Storico della didattica "Mauro Laeng" di Roma e dell'Opera Nazionale Montessori) documenta l'emancipazione, con forti cambiamenti nella vita pubblica e privata, dei circa 4000 ebrei di Roma quando in città, nel settembre del 1870, arrivò il Regio Esercito Sabaudo. In quel contesto di trasformazione, cambiò anche l'impianto assistenziale, tra large fasce di indigenti e pochi benestanti. In particolare il servizio del supporto all'infanzia venne riordinato, con la creazione di un asilo unico (al posto dei due precedenti, quello per maschi e quello per femmine), a cui furono dati una sede dignitosa e un indirizzo pedagogico efficiente. Alatri racconta come quello della riorganizzazione degli asili fu un lavoro lento che durò decenni: i programmi furono sistematizzati e particolare attenzione fu dedicata ai metodi educativi, introducendo i concetti pedagogici froebeliani che per l'epoca erano una novità. (ANSA).